La pazza saggezza

Il seguente articolo è un estratto dell’intervista con Lama Ole Nydahl svolta da Artur Przybyslawski il 15 Aprile del 2003, durante un viaggio da Katowice a Varsavia. Il testo è stato usato come introduzione alla edizione polacca del libro “L’elogio della pazza saggezza, la vita di Drukpa Kunley, il divino yogi folle”. La completa versione originale può essere consultata nel portale Buddha Channel TV. Buona lettura!

Cos’è veramente la “pazza saggezza” e che posto ha nel buddhismo?

Lama Ole al Centro Europeo, Agosto 2010

Ciò che era conosciuto come pazza saggezza in America durante gli anni Settanta fece la sua prima apparizione nella società immobile e borghese dell’Asia. Qui, gli insegnanti spirituali cercavano spesso dei metodi che andassero oltre i comuni parametri culturali e psicologici per scioccare i loro studenti e per forzarli ad affrontare situazioni insolite. Questo metodo poteva essere molto efficace quando il legame tra insegnante e studente era solido e l’ambiente incoraggiante.

Nel buddhismo tibetano grandi realizzatori come Drupa Kunley e altri lama spingevano i loro studenti in situazioni che cancellavano il mondo abituale in cui vedevano le cose e aprivano nuovi aspetti del loro innato potenziale. Molto spesso il veicolo cercava di rompere i molteplici tabù fisici della cultura asiatica.

Più una società è rigida, più significativi diventano i metodi scioccanti, se invece la gente vive in maniera più permissiva, diventa meno importante la rottura dei rari tabù esistenti. In Tibet, coloro che mantenevano la visione – gli yogi – spesso non si tagliavano i capelli o le unghie e indossavano toghe bianche per essere riconoscibili e trovare dei sostenitori. Questo accadeva anche perché la ‘lobby rossa’ – i monaci e le monache – era veramente compatta e ad essa era riservata quasi ogni cosa. Ma al giorno d’oggi lo stato sociale sostiene tutti equamente e in qualsiasi concerto rock è possibile vedere masse di capelloni. Durante gli anni Settanta alcune persone che credevano che l’etiope Haile Selassie fosse Gesù non si pettinavano nemmeno e i fenomeni esotici erano all’ordine del giorno. Per tutti questi motivi gli stili molto estremi nel vestire e nel comportamento hanno ben poco significato in Occidente, ma nelle molto più tradizionali società orientali possono produrre delle reazioni piuttosto forti.

Kunga Legpa, detto Drukpa Kunlè, è uno tra i più popolari santi tibetani. Famoso e venerato quanto Milarepa, nacque in Tibet nel 1455 e condusse una vita da yogi errante. Discendente del puro lignaggio spirituale che risale agli antichi mahasiddha indiani – Tilopa, Naropa e Saraha – Kunga Legpa è molto conosciuto non solo come uno dei più grandi yogi che siano mai esistiti, ma soprattutto per il suo comportamento trasgressivo e irriverente. I suoi discorsi e la sua biografia costituiscono perciò un grande insegnamento semplice e diretto, in grado di rompere i limiti e gli schemi mentali del lettore.

Qual’era la relazione tra Drukpa Kunley e il Karmapa? Nel libro si dice fossero simili per le realizzazioni ottenute, ma il Karmapa non sembra essere così selvaggiamente libero come Drukpa Kunley…
In realtà, è il Karmapa che paragona le loro realizzazioni. Non viene detto niente da Drukpa su questo argomento. E come dicono i tibetani: non è possibile vedere una vetta più alta da una più bassa. Tutto quello che si evince dal testo è principalmente che a Drukpa Kunley non piacque il monastero di Tsurphu nel Tibet centro-meridionale, anche a me ed Hannah piacque essenzialmente solo per la sua storia. Recentemente è diventato anche meno attraente a causa di alcune orribili statue; oggi è veramente un brutto posto.
Resta una debolezza del lignaggio Karma Kagyu il fatto di fondare con devozione i nostri centri nei luoghi dove ha meditato qualche famoso insegnante. È naturale però che per meditare si scelgano luoghi talmente lontani e inaccessibili che nessuno possa venire a disturbare. Di conseguenza, la nostra scuola Karma Kagyu ha costruito i suoi centri alla fine di valli desolate, popolate da cani randagi e vicino a cimiteri dove i cadaveri venivano fatti a pezzi. Anche se sono luoghi ottimi per trovare la solitudine durante la meditazione, non sono posti ideali per dei centri di comunicazione. In questo i Gelugpa sono stati molto più furbi. Prima individuavano le vie del commercio, dove si recava la gente ricca e dove si trovavano gli accampamenti dell’esercito e poi costruirono i monasteri per agganciarsi a quell’energia. Questa è sicuramente una delle ragioni per cui i Gelugpa sono oggi la chiesa di stato del Tibet e non noi Kagyu o altri lignaggi troppo ai confini del mondo per andare verso le fonti di potere. Alcuni hanno pensato: “Oh! Quello yogi ha meditato ed è diventato illuminato in questo luogo, facciamo la stessa cosa”, mentre più saggiamente si sarebbe potuto subito notare che la maggior parte delle persone nei monasteri non medita poi così tanto. Svolgono l’attività di amministrazione, imparano, producono alcuni manufatti, prestano soldi o li chiedono indietro, stampano libri o qualsiasi altra cosa si possa fare in un posto del genere. Perciò, con un atteggiamento più furbo altri fondarono i propri monasteri nei luoghi più pratici e consoni alle attività che in esso si svolgono.

La valle di Tsurphu in Tibet

L’VIII Karmapa lodò Drukpa Kunley e non è una sorpresa. Nessun Karmapa – per quanto ne sappia – ha mai fatto sembrare gli altri stupidi. Quindi, quando arriva un ospite, i Karmapa cercano sempre di mettere in luce i suoi lati migliori al meglio delle loro possibilità. Inoltre, ammettendo che Drukpa Kunley fosse un passo più avanti del Karmapa nella libertà di espressione, questo era ovvio perché il Karmapa era un monaco. Ci sono stati anche dei Karmapa che non erano monaci, come il quindicesimo. Ebbe dodici figli riconosciuti come reincarnati e diverse belle donne, forse non cinquemila, ma sicuramente una buona rappresentanza. Sebbene abbia avuto dei figli, fare all’amore per Drukpa Kunley sembrava per lo più un atto rituale di benedizione delle donne, mentre il XV Karmapa sembra abbia fornito coscientemente dei corpi a delle importanti reincarnazioni. I loro modi di agire e i loro obiettivi erano quindi piuttosto diversi.
Anche il XVI Karmapa poneva sempre gli altri al di sopra di sé stesso. È il chiaro segno che non si ha bisogno di provare niente, quando si lodano gli altri spontaneamente.

La tradizione della pazza saggezza è ancora viva?
Sì, credo che molti dei miei studenti siano la sua moderna e sana continuazione, soprattutto per come funzionano i nostri gruppi della Via di Diamante. Se esaminiamo la mente durante la caduta libera saltando con un paracadute, mentre guidiamo in strade sinuose con moto o l’auto sportive, mentre lavoriamo o festeggiamo tutta la notte, andando oltre i nostri limiti, tutto questo significa comprendere cosa sia veramente la pazza saggezza.
Direi che i miei studenti della Via di Diamante sono buddhisti laici quando fanno un lavoro intelligente e guadagnano soldi. La loro visione, però, è diversa, sia nella loro vita quotidiana sia quando si spostano da un corso all’altro durante le vacanze. Quando praticano e conservano il loro stile in tutti i tipi di situazioni sono degli yogi.

Lo stile yogico “pazzo” non è un’esagerazione o qualcosa di eccessivo nel nostro pazzo mondo moderno

Statua di Drukpa Kunley, Rubin Museum of Art, New-York

Comunque la vogliamo chiamare, l’eccitazione è il modo di vivere di alcune persone. Basta guardare al mondo degli sport estremi. In ogni caso, le cose dovrebbero sempre essere fatte con gusto. La forza degli insegnamenti del Buddha è proprio quella di dare un beneficio pratico a tutti.
Alcuni desiderano vivere tranquillamente e per questo diventano monaci o monache. Altri desiderano lavorare per la famiglia e per la società mantenendo il loro status di persone laiche. E infine, alcuni vogliono riconoscere la mente direttamente integrando la visione e la meditazione con uno stile di vita yogico. Per questo il Buddha ha dato i metodi a questi tre diversi potenziali umani e la responsabilità del mantenere viva la Via di Diamante è nelle mani del terzo tipo di persone.
I nostri paesi hanno le strutture sociali per sostenere i più deboli e le chiese per coloro che vogliono un dio che gli dica cosa fare. Al giorno d’oggi anche i musulmani hanno scoperto gli insegnamenti sulla legge del karma e ne sono talmente irritati che scrivono libri contro di essa. Incomprensibilmente, essi vogliono che, al posto loro, sia responsabile il loro dio quando amputano degli arti, sopprimono le donne e fanno le guerre sante.

In quale altra via, la gente dotata di mentalità critica e indipendente può trovare un significato se non nella visione e nella pratica della Via di Diamante? Per questo motivo non dobbiamo mai diventare noiosi. Dobbiamo sempre presentare una via alla gente più brillante e coraggiosa, essere consapevoli dei problemi del mondo, come l’islamismo e la sovrappopolazione nei paesi poveri e per questo mantenere il Buddhismo della Via di Diamante un passo avanti rispetto alla crescente consapevolezza delle nostre società.
Per il fatto importante che stiamo diventando un rifugio per sempre più persone intelligenti, dobbiamo leggere giornali intelligenti e conoscere il mondo.

Il folle divino, versione inglese originale

Ti senti anche tu uno yogi dalla “pazza saggezza”?
Come abbiamo detto prima, il termine “pazzo” non è molto significativo per gli europei a causa dei nostri anni da hippie. “Selvaggio” sarebbe più appropriato perché la consapevolezza – il centro della nostra esperienza – non è mai persa, qualunque cosa accada. Mi riconosco quindi in questa seconda definizione. Mantengo la visione di significato e di purezza continuamente. Vedo in tutti e in ogni aspetto qualcosa di nuovo, affascinante e attraente. La vita mi ispira costantemente.
Chiunque ha gli insegnamenti e il coraggio per discernere le cause dai loro effetti, sia a livello interiore che esteriore, e ha la volontà di vedere le reazioni degli altri e di sé stesso come espressione di maturità, imparerà grazie a ogni evento. Combinare questa visione con l’idealismo e con una grossa dose di benedizioni è la migliore delle possibilità.
Vi faccio un esempio sul potere della motivazione insegnato dal grande Lama Kalu Rinpoche nel 1970. Mentre camminava vicino allo stupa di Bodhnath in Nepal, un uomo sentì alcune gocce di pioggia. Allo stesso tempo notò una piccola statua di buddha su un muro. Pensò: “Il buddha non deve prendere acqua”. Cercò qualcosa per coprirla, ma riuscì a trovare solo una vecchia scarpa. Decise di usarla lo stesso. Dopo la pioggia, un altro uomo notò quello strano scenario. Infastidito dal fatto che qualcuno avesse messo una scarpa sulla statua del buddha, buttò via la scarpa. In entrambi i casi, grazie alla loro motivazione, i due uomini avevano accumulato buone impressioni nella mente.
Allo stesso modo, divertirsi guidando una moto sportiva o saltando giù da aerei ben funzionanti a quattromila metri d’altezza con il paracadute aspettando di aprirlo dopo un minuto di gioiose acrobazie, sono modi eleganti in cui si può scegliere di essere uno yogi. Molto più difficili sono i casi in cui non si sceglie, quando le malattie, le responsabilità o gli ostacoli rendono difficile la vita. Mantenere il sangue freddo in certe condizioni è l’ultimo test di controllo. Conoscere sia il mondo che la mente è il vero stato di uno yogi.

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