Il lama, la fonte della benedizione

di Jamgon Kongtrul Rinpoche

Il III Jamgon Kongtrul Rinpoche

Gli insegnamenti buddhisti possono essere suddivisi nella via dei sutra e nella via dei tantra. La via dei sutra è basata sulle cause, e quella dei tantra sugli effetti. Si tratta in entrambi i casi di usare una via per liberare noi stessi da una visione dualistica in modo da poter raggiungere lo stato di liberazione.

Sulla via dei sutra si analizza come prima cosa la causa che porta ad una visione dualistica. Si scopre che la radice di questa visione dualistica è l’attaccamento a un “io”, la nostra ignoranza. Poi si continua l’analisi. Da dove proviene questa idea? Qual è l’essenza dell’attaccamento a un “io”? Quali sono i suoi segni? Cosa ne è la causa? Infine, si arriva alla conclusione che la propria identità non esiste veramente. Sulla via dei sutra, si inizia con il comprendere che ora noi ci troviamo in una condizione piena di sofferenza e se ne cerca la causa. Si realizza che la causa consiste nelle azioni compiute in precedenza. Si investiga ulteriormente su cosa ha condotto a tali azioni e il karma che da queste risulta. Si scopre che le nostre emozioni di disturbo sono la causa e che queste, a loro volta, sono provocate dalla nostra visione dualistica e dal nostro attaccamento a un “io”. Quindi, si arriva al punto di riconoscere che l’attaccamento a un “io” è la causa di tutte le nostre esperienze.

Basandosi su questa comprensione si segue la via dei sutra nella quale principalmente ci cerca di seguire le regole di disciplina inerenti al corpo e alla parola. Inoltre, si arriva a una comprensione della reciproca dipendenza di tutte le cose e del fatto che queste non esistono intrinsecamente. Come terza cosa, si prova a mantenere un atteggiamento benevolo verso gli altri esseri.

Solo se si riceve la benedizione autentica si è nella posizione di realizzare il risultato autentico, la realizzazione ultima, la siddhi più elevata. Se si cerca di costruire, sforzandosi, un sentimento artificiale di devozione e fiducia, la benedizione e l’ispirazione saranno solo immaginarie e artificiali, e così sarà anche il risultato.

Quindi, sulla via dei sutra si procede analizzando le cose, investigando le cause. Si applicano i diversi metodi basandosi sulla comprensione che deriva da tale comprensione. In tal modo si arriva al punto di essere liberi dalla sofferenza. Si ottiene la liberazione e anche lo stato di onniscienza. Questo percorso è comunque molto lungo. Si dice che con la via del bodhisattva ci vogliono tre kalpa infiniti per ottenere la buddhità. Sulla via dei tantra, il Vajrayana, si procede in modo completamente diverso. Non si analizzano le cause, si lavora direttamente con la propria esperienza. Per esempio quando insorgono delle emozioni di disturbo non si analizzano le loro cause ma le si sperimenta direttamente e si raggiunge il punto nel quale si è capaci di trasformarle. Per questa ragione è detto che questa via funziona con il risultato ed è quindi una via molto veloce. Il risultato che si ottiene con le due vie è lo stesso: ci si libera dalla sofferenza e le perturbazioni interiori cessano, si ottiene la realizzazione. La differenza tra le due vie è solo il modo in cui si pratica.

La via dei tantra inizia da condizioni diverse rispetto a quelle dei sutra. Questo percorso è adatto solo per quei praticanti che hanno le capacità più elevate, dato che si lavora direttamente con le emozioni perturbatrici senza analizzarne le cause. D’altro canto si dice anche che in questo periodo degenerato questa via è adatta a quelle persone che hanno le più forti emozioni perturbatrici. Il motivo è che queste persone non hanno la pazienza di accumulare meriti su un periodo di tempo lungo e per praticare la via del bodhisattva. Semplicemente non sono in grado di farlo. Se si è veramente in grado di praticare la via dei tantra e di gestire le perturbazioni della propria mente, questo è un cammino molto veloce. Ciò nonostante, non si raggiungerà la buddhità in pochi giorni o pochi anni.

Si dice sempre che nel Vajrayana si tratta di portare le esperienze e le apparenze impure a un livello puro. Questo non significa comunque che questa trasformazione consista solo nel pensare o nel credere che le cose siano pure. È piuttosto una vera trasformazione. Per essere in grado di realizzare tale trasformazione si ha bisogno delle “tre radici”, delle tre fonti della benedizione, della realizzazione e dell’attività. La fonte, o radice, della benedizione è il lama. La radice della realizzazione (siddhi) è l’yidam. La radice dell’attività sono i protettori del dharma. Il lama è la fonte più importante tra le tre. Gli yidam e i protettori sono manifestazioni del lama. Nessun yidam o protettore è separato dal lama. Per questa ragione il lama ha un significato molto speciale nel Vajrayana. Per poter comprendere questo è di beneficio tornare a considerare la via dei sutra. Qui si fa affidamento su un maestro o su un amico spirituale che ci mostra il percorso. Si pratica secondo le spiegazioni di questi maestri e in questo modo si progredisce sui vari livelli di bodhisattva e sui cinque sentieri (accumulazione, contatto, visione profonda, meditazione, fine dell’apprendimento).

Jamgon Kongtrul Rinpoche e il XVI Karmapa

Nel Vajrayana l’insegnante ha un significato molto più importante. Non lo si vede semplicemente come qualcuno che mostra la via, ma lo si vede come il buddha stesso. Con questo atteggiamento la benedizione del lama può arrivare alla mente in modo diretto, maturare e risvegliare il flusso della propria mente. Perché questo sia possibile si ha bisogno di due elementi. Da un lato si deve praticare e dall’altro ci si deve aprire al lama vedendolo realmente come il buddha stesso.

Sulla via dei sutra si trattano le proprie azioni in modo molto consapevole. Ci si sforza di evitare le azioni negative e di fare solo atti positivi. Ma dato che si è sempre “accompagnati” dalla propria ignoranza e dalle varie emozioni perturbatrici, non si riesce mai completamente nel proprio intento e si ritorna sempre a fare qualcosa di negativo. La via dei sutra necessita così tanto tempo perché l’impegno verso la positività e le perturbazioni nella mente che ci tentano verso le azioni negative sono sempre in conflitto tra di loro.

Quando si parla del raggiungere le più alte realizzazioni, non si tratta di ottenere qualcosa di esterno o di qualcosa di nuovo. È la realizzazione della natura della propria mente. Si sono raggiunte le più alte realizzazioni quando si è liberi da ogni cambiamento momentaneo di stati o condizioni, e quando si è realizzata la mente per ciò che è in realtà.

Sulla via dei tantra comunque c’è un elemento in più in connessione con il lama. Nella vera natura della mente non può essere trovata alcuna confusione: è solo il modo in cui sperimentiamo le cose che è segnato dalla confusione. Se ci apriamo al lama pieni di fiducia, e otteniamo conseguentemente la sua benedizione, la nostra mente sarà condotta verso la maturazione del nostro potenziale. Questo significa che attraverso la forza della benedizione siamo in grado di riconoscere la vera natura della nostra mente. Ecco perché il lama – la fonte della benedizione – è così importante nel Vajrayana ed è chiamato “la prima radice”.

Per ottenere la benedizione sono necessarie diverse cose. Da un lato si ha bisogno di sviluppare piena fiducia e completa devozione verso il lama. E qui non ci si riferisce a un lama qualunque. Si intende l’insegnante che abbiamo scelto dopo aver controllato esaustivamente diversi maestri. Il lama nel quale siamo sicuri di poter sviluppare completa fiducia. Dall’altro canto anche il lama dovrebbe controllare il praticante per essere sicuro di poterlo veramente aiutare.

Se si è raggiunta la certezza di poter sviluppare questa completa apertura verso il lama, questa dovrebbe far sorgere una fiducia irremovibile. Dovrebbe veramente essere irremovibile e indistruttibile come un diamante. Se saremo in grado di avere questo tipo di fiducia, come risultato non saremo più influenzati e disturbati da pensieri ordinari. Questa fermezza in termini di fiducia è anche il motivo del nome “Vajrayana”, il veicolo del diamante, perché tale fiducia è come un diamante – indistruttibile. Molte persone erroneamente credono che non ci sia differenza tra un insegnante Vajrayana e altri maestri. Un maestro comune può mostrare a qualcuno il percorso in modo totalmente puro e chiaro, e può spiegare come comportarsi, come sono le cose, ecc. Un maestro Vajrayana, però, è qualcuno che non lavora e insegna solo con le parole, ma su tutti i livelli. Con il comportamento del corpo, con insegnamenti verbali e attraverso l’ispirazione della sua mente, egli può guidare il flusso mentale degli altri verso la maturazione e la liberazione. Solo qualcuno con questa capacità è un autentico insegnante Vajrayana. Ci sono molti maestri comuni, ma solo pochi possono essere definiti insegnanti nel Vajrayana.

Nella preghiera a Dorje Chang viene detto che la devozione è la testa della meditazione. Qui ci si riferisce alla devozione che dovrebbe essere sviluppata nel Vajrayana – un tipo di devozione che si risveglia in noi totalmente e spontaneamente, senza immaginazione o illusione. Quando appare nella propria mente, i pensieri comuni cessano grazie alla benedizione del lama e l’esperienza della meditazione sorge spontanea, senza mettere alcuno sforzo nella meditazione. Allora l’ispirazione del corpo, della parola e della mente del lama può diventare per noi efficace.

Esiste una citazione dei maestri kagyü del primo periodo secondo cui le pratiche preliminari – il ngöndro – sono più profonde di tutte le altre pratiche. Questa affermazione si riferisce in particolar modo al Guru Yoga piuttosto che alle prosternazioni, a Dorje Sempa o alle offerte del mandala, perché attraverso questa pratica si riceve l’ispirazione della benedizione del lama.

Per le pratiche come la Mahamudra, o per le fasi di creazione o completamento degli yidam, o per i sei yoga di Naropa – tutte pratiche che necessita il completamento del ngöndro – è sempre necessario preparare la propria mente in modo adeguato. Questo accade grazie alla benedizione che si sperimenta nel Guru Yoga. Solo attraverso questo si è in grado di portare le esperienze impure ad un livello puro e di lavorare correttamente con le altre pratiche. La devozione che si dovrebbe avere nei confronti del lama è più del sentimento che nasce in noi quando vediamo un dato maestro che ha un comportamento piacevole nei nostri confronti. Se il lama sorride o parla in modo piacevole, può sorgere un sentimento di devozione, ma questo è indicato come “il sorgere di un sentimento a causa di varie condizioni”. Tuttavia La devozione di aspirazione verso un lama è un sentimento interiore profondo che è indipendente da tali condizioni esterne. All’inizio naturalmente può ancora dipendere da elementi esterni. Successivamente diviene un sentimento interiore che si risveglia indipendentemente da condizioni esteriori e da esperienze momentanee. Solo quando questa devozione completamente profonda e questa fiducia incrollabile sono sorte, la benedizione può funzionare in modo che i pensieri ordinari si calmino spontaneamente. Ci sono descrizioni circa i segni della devozione: gli occhi si riempiono di lacrime e i peli del corpo si drizzano. Ma perché questo accada è necessario avere una connessione con il proprio lama per tante vite; è impossibile costruirla nell’arco di una sola vita.

Solo se si riceve la benedizione autentica si è nella posizione di realizzare il risultato autentico, la realizzazione ultima, la siddhi più elevata. Se si cerca di costruire, sforzandosi, un sentimento artificiale di devozione e fiducia, la benedizione e l’ispirazione saranno solo immaginarie e artificiali, e così sarà anche il risultato. Gli stessi insegnanti sono semplicemente esseri umani. Hanno un corpo. Sono a volte di buono o di cattivo umore. A volte sono arrabbiati, a volte sono tristi, ecc. Senza una vera fiducia e una devozione incrollabile si sarà influenzati da questi elementi e ci si sentirà insicuri. Ci si chiederà perché l’esperienza della meditazione oggi non è forte tanto quanto quella di ieri; si diventerà instabili e insicuri della propria fiducia. Tutto ciò risulta dal fatto che la devozione e la fiducia non erano poi veramente incrollabili.

Quando si parla del raggiungere le più alte realizzazioni, non si tratta di ottenere qualcosa di esterno o di qualcosa di nuovo. È la realizzazione della natura della propria mente. Si sono raggiunte le più alte realizzazioni quando si è liberi da ogni cambiamento momentaneo di stati o condizioni, e quando si è realizzata la mente per ciò che è in realtà.

La benedizione è l’abilità di portare la mente di altri esseri senzienti alla piena maturazione e alla liberazione. La benedizione non ha alcuna forma e neanche un simbolo specifico di espressione. Nonostante durante le iniziazioni vengano usati diversi oggetti simbolici, la benedizione vera e propria è che si diventa liberi dall’idea che qualcuno riceve una benedizione e che qualcuno la dà. Questa è l’iniziazione ultima e la vera benedizione. Tutto il resto sono simboli ed esempi che esemplificano la ricezione della benedizione.

Vienna, Ottobre 1987.

[Kagyu Life International, Vol.3, 1995 Copyright ©1995 Kamtsang Choling USA]

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