Assenza di distrazione

Lama Jigmela Rinpoche

Lama Jigmela Rinpoche

“Lasciandovi Lama Jigme Rinpoche, vi lascierò il mio cuore”. Con queste parole il XVI Gyalwa Karmapa invitò Lama Jigme Rinpoche a rimanere in Europa come suo rappresentante durante la sua prima visita in Occidente nel 1974. Da allora Lama Jigme Rinpoche è la guida del centro di ritiri e meditazione di Dhagpo Kagyu Ling, nella Dordogne, in Francia. Di seguito un estratto di un suo prezioso insegnamento sulla meditazione.

Per ottenere le qualità originali della mente abbiamo bisogno di praticare l’equanimità. In meditazione, dobbiamo accettare ciò che accade senza cercare di cambiarlo. Abbiamo moltissimi pregiudizi circa ciò che riteniamo sia la mente e alcuni esempi di concezioni erronee consistono nel pensare che la mente sia vuota o che si debba interrompere il flusso di emozioni e pensieri. Pensiamo che ci sia qualcosa da fare, di dover agire, ma questo è esattamente il contrario della meditazione.

La meditazione consiste nel non reagire a ciò che accade. Consiste nell’essere alla presenza della mente dove risiede l’equanimità. Qualsiasi cosa accada, internamente o esternamente, non la fermiamo, non la blocchiamo. Non ha importanza e semplicemente la lasciamo scorrere. L’atteggiamento della mente in meditazione è di assenza di aspettative e dell’idea stessa di seguire le conseguenze. Perché la meditazione abbia effetto non devono esserci aspettative ed è importante mantenere un atteggiamento di umiltà riguardo chi siamo e ciò che facciamo.

Di solito abbiamo costantemente speranze e paure che danno vita a tensioni anche quando sarebbe invece naturale essere calmi. Ad esempio durante la meditazione, se non si sa come meditare, presto si comincerà a osservare sia internamente che esternamente: “Sto meditando bene? È silenziosa la stanza? Quando smetterà quel rumore?”. Il vero ostacolo è esattamente nel punto in cui ci si aspetta o si teme qualcosa. Rimani leggero, qualsiasi cosa si presenti lascia che sia, lascialo andare. Davvero non esiste una meditazione “buona” o “cattiva”, non ci si dovrebbe preoccupare del fatto che ci sia o meno uno stato meditativo.

Rimani consapevole di come funziona la tua mente. La meditazione crea spazio per questa consapevolezza. Sii semplicemente presente, senza fare o aggiungere alcunché. La meditazione è come qualsiasi altra attività: c’è prima la teoria che poi deve essere messa in pratica. Dobbiamo lasciarci alle spalle le nostre tendenze abituali. È necessario perseverare nella meditazione con la comprensione che è uno stato di chiarezza senza aspettative. Abbiamo la tendenza a giudicare sempre ciò che abbiamo fatto in passato, negando le nostre azioni se giudicate negative. Sarebbe molto più utile riflettere e capire se un’esperienza è comunque utile da un qualche punto di vista. Dovremmo osservarla non come fonte di conflitto con noi stessi ma come possibilità di avere una nostra migliore comprensione.

Tutte le meditazioni “errate” sono invece un “ottimo” supporto per il corretto stato meditativo, la cui regola è: nessuna fabbricazione o produzione. La consapevolezza è sempre presente ed è esposta alla moltitudine dei fenomeni. Lo stesso controllare che non ci sia alcuna fabbricazione mentale è comunque una fabbricazione. Ovviamente la meditazione non è uno stato che può essere descritto in modo ordinario. Dovremmo usare con cura le parole e essere consapevoli che i termini descrittivi non sono comunque in grado di rappresentare lo “stato meditativo”.

Una buona tecnica da utilizzare è quella di “lasciar calmare”, ovvero lasciare che il corpo e la mente siano meno agitati. Si può trovare un’analogia con l’acqua torbida: se la lasciamo così com’è, senza agitarla, in breve tempo ogni particella si depositerà e l’acqua sarà nuovamente limpida.

Il corpo deve essere in stato di tranquillità. Camminare può andare bene, ma correre renderà difficili le cose. Non si dovrebbe parlare e si dovrebbe ridurre la produzione di pensieri, il che significa lasciare andare e rimanere nel presente. Non cercate di fare qualcosa. Proprio come con l’acqua, se cercate di togliere o aggiungere qualcosa, non diventerà mai chiara, quindi non interferite. Lo stato di calma e chiarezza della mente è presenza perfetta, come un registratore che registra tutto ciò che accade senza alcuna selezione o giudizio.

È importante comprendere che non dobbiamo tapparci gli occhi o le orecchie. Per esempio, durante la meditazione un cambiamento di luce potrebbe essere interpretato come “si sta rannuvolando e più tardi potrebbe piovere”, ma se si seguono queste fabbricazioni non si sta più meditando. Oppure, se sentiamo qualcuno parlare e pensiamo “cosa staranno dicendo?” anche in questo caso non avremo più meditazione. In questi casi si deve invece tornare alla meditazione e non seguire i pensieri. Come quando si vede uno spettacolo corale: si osserva il tutto.

La migliore condizione per meditare è un luogo tranquillo senza gruppi rock che suonano nelle vicinanze. Non è necessario il completo silenzio per tutto il tempo. Gradualmente si imparerà a integrare gli eventi esterni nella meditazione, come per esempio il chiacchiericcio delle persone.

È proprio così, non c’è nulla di buono o cattivo. All’inizio cadrete costantemente nella trappola che vi impedirà di avere una meditazione priva di distrazione. L’unico ostacolo alla meditazione è la reazione ai pensieri e la tendenza a giudicare se una cosa è positiva o negativa. Gradualmente dobbiamo integrare ogni evento nella meditazione. Se capiterà ogni tanto di essere distratti, ve ne accorgerete, ma non ne sarete più disturbati.

Un ostacolo molto comune è quello di praticare la meditazione per ottenere dei miglioramenti o dei risultati. In questi casi sarà sempre presente le tendenza a controllare se si sta facendo bene o male, meglio o peggio, e questo è il vero ostacolo alla meditazione. Se la vostra meditazione è stata calma e centrata, ma alla sua conclusione l’avete etichettata come buona, vorrà dire che la sessione precedente, o probabilmente quella successiva, verrà giudicata come qualitativamente inferiore.

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