Sapere è potere

Lama Hannah Nydahl

Com’è iniziato il tuo personale interesse per lo studio del dharma?

Lama Hannah: Prima di diventare buddhista ero sempre stata affascinata dalla mente e dalle sue funzioni, volevo sapere e capire di più al riguardo. All’università, filosofia era sempre una delle mie materie preferite. L’intera ondata psichedelica degli anni ’60 era centrata sull’esplorazione della mente; ma eravamo fuori strada perché avevamo fatto l’errore di credere che droghe mentali, come LSD e mescalina, potessero essere i nostri insegnanti. Quando lessi per la prima volta un testo buddhista, fu veramente come una rivelazione. Mi diede tutte le risposte che avevo cercato a lungo con le mie domande. Fu una classica esperienza di riconoscimento che, in un momento di intuizione limpido e nudo, mi fece venire le lacrime agli occhi.

La mia introduzione al buddhismo fu una combinazione di due fattori: l’incontro con un esempio perfetto, il mio insegnante, il XVI Karmapa, e la fiducia nella visione buddhista. Quando mio marito Ole e io incontrammo il Karmapa per la prima volta nel 1969 e diventammo suoi studenti, il suo esempio potente sia di amore sia di saggezza fu così convincente che non abbiamo mai avuto alcun dubbio che questo fosse il sentiero giusto.  Durante i nostri primi anni di pratica, che passammo nella zona dell’Himalaya, ci dedicammo di più alla meditazione che allo studio. Per me, l’aspetto dello studio si è sviluppato più tardi in connessione con il lavoro di traduzione in Occidente.

C’è chi dice che è possibile ottenere simili esperienze di realizzazione tramite lo studio così  come con la meditazione. È possibile?

Lama Hannah: Lo studio del dharma è pratica, quindi questo è molto possibile. Qui, in riferimento al dharma, il significato della parola “studio” è diverso rispetto allo studio di religioni comparate all’università. La pratica del dharma ha tre aspetti: l’imparare (lo studio), la contemplazione e la meditazione. Sono tutte fasi necessarie per rendere completa la pratica e per far sorgere il massimo risultato: la realizzazione della natura della nostra mente. L’unica cosa che previene questa nostra comprensione è l’ignoranza. I metodi dell’imparare, del contemplare e del meditare rimuovono i veli dell’ignoranza. Questo processo di purificazione avviene nella nostra mente, non in quella di qualcun altro. Per far succedere questo in maniera efficiente, dobbiamo innanzi tutto imparare che cosa ha insegnato il Buddha, poi dobbiamo delucidare ogni dubbio che possiamo avere al riguardo e infine – importantissimo – dobbiamo applicarlo in meditazione.

Che consiglio daresti a qualcuno che si avvicina al buddhismo e che preferisce imparare a meditare più che imparare tante cose sul dharma?

Lama Hannah: Lo studio e la meditazione non sono alternative reciprocamente esclusive. Al contrario, ognuna supporta l’altra e se si vuole veramente progredire sul percorso, entrambe sono indispensabili. Penso che sia molto importante capire e accettare che la pratica del dharma è una cosa molto individuale. Per certe persone l’aspetto più importante è la devozione, mentre per altre è l’approccio analitico. Basandosi sulle proprie tendenze, è certamente molto utile seguire ciò verso cui ci si sente naturalmente più portati. Però non si deve mai diventare troppo estremi nel proprio percorso, ma si deve cercare, a lungo andare, di integrare anche gli altri aspetti perché sono tutti necessari per poter ottenere il risultato definitivo. Lo sviluppo della compassione è necessario per tutti noi, indipendentemente dall’aspetto che seguiamo, e questo include tollerare e accettare il percorso degli altri.

Nel nostro caso, siamo tutti studenti e praticanti del lignaggio Karma Kagyu, che include la trasmissione completa di tutti gli aspetti degli insegnamenti del Buddha. In Tibet la scuola Karma Kagyu aveva stabilito piccoli e grandi monasteri, centri di ritiro – sia per gruppi che per pratiche solitarie -, e istituti per lo studio del buddhismo (shedras). Grazie agli auspici e sforzi del XVI Karmapa, abbiamo oggi la grande fortuna di poter usufruire del completo tesoro dei metodi buddhisti, uniti alla benedizione di una trasmissione intatta, qui in Occidente. Come sempre, ogni paese e ogni cultura conferisce al buddhismo una sua unica colorazione esteriore. Però l’essenza degli insegnamenti rimane sempre la stessa. La cosa veramente importante è che ci impegniamo attivamente a svilupparci per il beneficio di tutti gli esseri.

[estratto da Studio come pratica, intervista con Hannah Nydahl, (1998) Buddhism Today]

 

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