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 Pace e Buddhismo  

Lama Ole Nydahl

Elenco degli insegnamenti

Indirizzo di Lama Ole all'Unione Buddhista Italiana sul tema "Buddhismo e pace", in occasione della celebrazione del Wesak



Lama Ole Nydahl Cari amici,
il Buddhismo è universalmente considerato una religione di pace; e proprio questo è l'effetto che produce nella vita interiore di coloro che lo praticano. La pratica del Buddhismo mostra al di là di ogni dubbio che gli esseri non sono semplicemente "il corpo" (che invecchia, si ammala e muore) né "i pensieri e le sensazioni" (che cambiano costantemente). Quando si comprende che la mente - ciò che fa esperienza di tutte le cose - è essenzialmente "vuota" di ogni caratteristica, come lo spazio e la pura potenzialità, allora sorge nel praticante una totale assenza di paura, che è di fatto l'unico vero fondamento di un comportamento pacifico. A quel punto si diventa come un cane di grossa taglia, che non ha bisogno di abbaiare perché gli altri sono ben consapevoli della sua forza. Questo dal punto di vista della vita interiore.

Per quanto riguarda l'atteggiamento verso il mondo circostante, tuttavia, i tentativi buddhisti di praticare una nonviolenza assoluta hanno incontrato i risultati che era lecito attendersi. La non volontà di proteggersi contro le ripetute aggressioni e invasioni musulmane 1100 anni fa, ha condotto alla progressiva distruzione di avanzate culture umanistiche fino alla scomparsa dello stesso Buddhismo dall'India.

Da quel momento, le società buddhiste hanno assunto un atteggiamento più realistico, anche nei confronti della pace e della guerra. D'altronde è generalmente riconosciuto che per essere liberi bisogna anche essere forti e capaci di proteggere la propria libertà. Ciò che è assolutamente unico nel Buddhismo, da questo punto di vista, è la tendenza a non demonizzare "il nemico", ma a considerarlo fondamentalmente vittima della sua confusione o ignoranza.

I Buddhisti comprendono che tutti gli esseri, senza alcuna distinzione, desiderano la felicità e possiedono la "Natura di Buddha", che tutti gli esseri tipicamente si comportano bene nelle situazioni piacevoli e si comportano male in condizioni di disagio. Il Buddha insegna che la mente non illuminata funziona come un occhio: percepisce il mondo esterno ma non se stessa. Questo dà luogo a una separazione illusoria fra soggetto, oggetto e azione in cui la consapevolezza - che è priva di caratteristiche definitive proprie - viene percepita come un "io" separato, mentre gli oggetti dell'esperienza esterna e interiore vengono percepiti come un "tu" o "qualcosa di separato".

Quando si ignora che tutti questi "oggetti" sono in realtà l'espressione senza limiti della consapevolezza stessa, si affacciano alla mente le fondamentali emozioni perturbatrici dell'attaccamento e della malevolenza, che a loro volta fanno sorgere l'orgoglio esclusivo, l'invidia e l'avidità. Quando le 84.000 possibili combinazioni di queste emozioni conflittuali si manifestano, la maggioranza degli esseri è incapace di considerarle come la semplice liberazione - da parte della mente - di vecchie proiezioni e bagagli inservibili. Invece gli esseri non illuminati reagiscono col corpo e la parola, seminando ulteriori cause di sofferenza; questo è lo stato di confusione chiamato Samsara in sanscrito (Khorwa in tibetano), cioè l'essere intrappolati nell'esperienza condizionata.

Una società sana e soddisfatta di sé - che non sia istigata dalla religione a conquistare gli altri per convertirli, ma che comprenda come individui diversi scelgano in modo naturale le proprie filosofie e religioni per unirsi intorno ad esse - sarà naturalmente una società pacifica. Se, in aggiunta a questo, si evitano i disagi e i conflitti causati dalla sovrappopolazione e ci si rifiuta di accettare l'intolleranza, da qualsiasi gruppo provenga, molti esseri potranno vivere bene ed evolversi. Dal punto di vista storico, penso che sia proprio questo l'esempio che noi Buddhisti diamo al mondo.

Con affetto Lama Ole Nydahl