Biografia del XVI Karmapa: parte seconda

segue da “Biografia del XVI Karmapa: parte prima”

Viaggi in Cina e India

Il XVI Karmapa invitò Jamgon Kongtrul a Tsurphu per farsi trasmettere da lui ulteriori insegnamenti, fra cui i Sei Yoga di Naropa e il resto della trasmissione orale. Nell’Anno della Tigre Maschile di Ferro (1950) ci fu un’epidemia di vaiolo a Tsurphu. Il XVI Karmapa condusse i rituali di Vajra Kila; ben presto l’epidemia fu placata e tutti coloro che si erano ammalati guarirono rapidamente.

Il ventinovesimo giorno del quarto mese dell’Anno del Dragone Maschile d’Acqua (1952) visitò Chang, nel Tibet settentrionale, e vi condusse la cerimonia della Corona Nera. Al monastero Kar Chung, prima di entrare fu visto sputare sul terreno. Un’anziana signora raccolse devotamente la saliva e la conservò con gran cura. In seguito si scoprì che quello sputo si era trasformato in preziose reliquie lucenti che continuavano a moltiplicarsi. Molte di queste vennero date a persone malate, aiutandole a guarire, e molte sono ancora conservate dai suoi discepoli. Il XVI Karmapa ritornò a Tsurphu il diciassettesimo giorno

Il diciottesimo giorno del quarto mese dell’Anno del Serpente Maschile d’Acqua (1953) il XVI Karmapa andò a Lhasa, dove ebbe un’udienza con il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, e ricevette da lui l’iniziazione di Kalachakra. Il venticinquesimo giorno dell’ottavo mese dello stesso anno egli rientrò a Tsurphu, dove conferì il completo conferimento di potere, spiegazioni, e insegnamenti di “Choling Ter” a Chong Rinpoche del monastero Nyingmapa di Mindrolling. Condusse anche la benedizione rituale “Mendrub” di varie piante medicinali che poi distribuì a tutti.

Il diciassettesimo giorno del sesto mese dell’Anno del Cavallo Maschile di Legno (1954) il XVI Karmapa visitò la Cina assieme al Dalai Lama, Chong Rinpoche e altri grandi Maestri. I lama tentarono di negoziare con il governo cinese al fine di migliorare i rapporti fra i due paesi e di prevenire la guerra, con scarsi risultati. Dopo una permanenza a Pechino e altre parti della Cina, il Karmapa ritornò in Tibet passando per molti monasteri in Kham e Do ove conferì insegnamenti e benedizioni. In tale occasione gli fu chiesto di rappresentare il Dalai Lama in quanto quest’ultimo non aveva la possibilità di fare quel viaggio (1955).

Il Dalai Lama accettò l’invito del XVI Karmapa a visitare Tsurphu. In quell’occasione venne condotta per lui la cerimonia della Corona Nera e in cambio il Dalai Lama offrì l’iniziazione dell’aspetto compassionevole di saggezza Occhi Amorevoli (Sanscrito: Avalokiteshvara). In quel periodo ci furono degli scontri nel Tibet orientale fra i khampa e i cinesi. Questi ultimi inoltrarono una richiesta al XVI Karmapa invitandolo a visitare la regione di Chamdo. Egli vi si recò e consigliò a entrambi i lati di astenersi da ogni ulteriore ostilità.

Durante quella visita nel Chamdo il XVI Karmapa ebbe numerosi incontri e conferì molte iniziazioni e benedizioni per creare stabilità nella zona. Poi, prima di ritornare al suo monastero di Tsurphu, si recò a Lhasa per spiegare la situazione al Dalai Lama.

Successivamente, il XVI Karmapa intraprese un altro pellegrinaggio in India. Fece sosta al monastero Dechen Chokor Ling e poi al monastero Kagyu di Yatrong, vicino al Sikkim. Dal Sikkim la comitiva proseguì attraverso l’India visitando Bodh Gaya, Sarnath, Kushinagara e Lumbini, dove il XVI Karmapa incontrò il Dalai Lama, anche lui in pellegrinaggio.

Il viaggio proseguì in Nepal, dove il XVI Karmapa visitò i tre luoghi sacri di Bodhanath, Swayambhunath, e Namo Buddhaya e diede benedizioni e insegnamenti a molte migliaia di persone. Poi ritornò in India dove visitò diversi luoghi sacri nel Sud, fra cui Ajanta, Ellora e il grande Stupa a Sanchi.

Egli proseguì su fino a Kalimpong, vicino a Darjeeling, dove ricevette la visita di Sua Altezza Reale Azi Wangmo del Bhutan. Si recò in Sikkim, visitando il monastero Potong nel Nord. Qui gli anziani lama del monastero Rumtek, praticamente in rovine, gli chiesero di visitare anche quel luogo. Il XVI Karmapa disse loro che non era ancora il momento giusto, ma che vi si sarebbe recato in futuro. Poi egli fece ritorno a Tsurphu. Nel frattempo erano scoppiate ulteriori ostilità nella regione Do Med del Kham.

Il IX Sangye Nyenpa Rinpoche e l’VIII Traleg Rinpoche vennero a vivere a Tsurphu. Il XVI Karmapa riconobbe la XII incarnazione di Gyaltsab Tulku e condusse le cerimonie del suo insediamento al monastero di Tsurphu. Il Karmapa ricevette da Sechen Kongtrul Rinpoche l’iniziazione di “Longchen Dzod Dun”, gli insegnamenti di Longchenpa, il Siddha, assieme alle complete spiegazioni.

A quel punto però i combattimenti si erano estesi un po’ ovunque in Tibet e gli studenti del XVI Karmapa lo implorarono di fuggire dal paese finché c’era ancora la possibilità. Egli disse loro di non preoccuparsi: “Non è ancora necessario che io parta. Ma se verrà quel momento potete essere certi che io non incontrerò alcuna difficoltà”. Qualche tempo dopo egli inviò Situ Tulku e il IX Sangye Nyenpa in Bhutan.

 

Fuga dal Tibet

Le ostilità da parte dei cinesi erano diventate intollerabili ed era ormai chiaro che le possibilità per una esistenza pacifica stavano diventando molto improbabili. Rendendosi conto che fuggendo via dai cinesi avrebbe potuto servire meglio la causa del Dharma, il XVI Karmapa decise che la sua opzione migliore fosse di trasferirsi in una zona più pacifica. Pertanto, il quarto giorno del secondo mese dell’Anno del Cinghiale di Terra (1959), assieme a un entourage di centosessanta lama, monaci e laici, il XVI Karmapa partì dal monastero di Tsurphu, l’antica sede dei Karmapa fin dal XII Secolo, e si diresse alla volta del Bhutan. Lo accompagnavano Shamar Rinpoche, Gyaltsab Rinpoche, il IV Ponlop Rinpoche e molti altri lama reincarnati. Jamgon Kongtrul era già a Kalimpong, in India, e Situ Tulku era in Bhutan.

Sotto la direzione del XVI Karmapa, la comitiva fu in grado di portare con sé alcune delle più preziose statue, implementi rituali, reliquie, icone, dipinti, libri e costumi che erano stati conservati per secoli al monastero di Tsurphu. Il percorso di quel difficile e pericoloso viaggio, della durata complessiva di ventun giorni, passò attraverso Lhodrag nel Tibet meridionale, il luogo di nascita di Marpa il Traduttore. Furono celebrati rituali nei vari luoghi sacri incontrati sulla via, per il beneficio di tutti gli esseri senzienti e per la conservazione del Dharma buddhista nei tempi difficili che si profilavano per il futuro.

La comitiva giunse incolume a Shabje Thang, nel distretto di Bumthang del Bhutan settentrionale, il venticinquesimo giorno del secondo mese dell’Anno del Cinghiale di Terra (1959). Furono accolti calorosamente da Sua Altezza Reale Tsultrim Palmo, la zia di Sua Altezza Reale il Re del Bhutan, e da molti ministri e funzionari governativi di rango elevato. In quel tempo erano già in corso colloqui diplomatici con il governo dell’India per definire i progetti futuri per il ricollocamento del XVI Karmapa e dei suoi numerosi seguaci. Fu deciso che sarebbero transitati tutti attraverso il Bhutan per poi sistemarsi temporaneamente a Dharamsala, nell’India nord-occidentale.

C’era un pensiero prevalente nella mente del XVI Karmapa. Sebbene in esilio, non si sarebbe concesso di riposare, ma avrebbe assunto la responsabilità di riaccendere e rivitalizzare la fiaccola del Dharma, con la collaborazione materiale e spirituale di buddhisti sparsi ovunque nel mondo. Egli riteneva che il Dharma fosse diventato come una lampada a olio con un urgente bisogno di rifornimento per poter essere in grado di continuare a emettere una forte chiara luce.

Nel corso delle sue contemplazioni, il XVI Karmapa intuiva che il Sikkim sarebbe stato il luogo più opportuno per iniziare a creare condizioni atte all’adempimento della sua missione. Il Sikkim era particolarmente appropriato per la naturale propensione al buddhismo della popolazione locale ed era stato santificato da una visita di Guru Padmasambhava nel lontano passato. Quindi il Karmapa accettò prontamente il cortese invito che aveva ricevuto a stabilirsi in quel paese. Accompagnato da Sua Altezza Reale Tsultrim Palmo del Bhutan, il XVI Karmapa condusse la comitiva di profughi a Gangtok; vi arrivarono il venticinquesimo giorno del quarto mese dell’Anno del Cinghiale di Terra (1959). Sir Tashi Namgyal, il Maharaja, gli offrì una scelta fra diversi luoghi nel suo regno per fondarvi il nuovo monastero. Karmapa selezionò il sito di Rumtek dove ai tempi della sua nona incarnazione, Wangchuk Dorje, era stato costruito un monastero Karma Kagyu. Questo luogo possedeva tutti gli attributi di buon auspicio necessari per una sede residenziale del Karmapa: sette ruscelli fluivano nella sua direzione, aveva sette colline di fronte e una montagna dietro, pendii innevati davanti e un fiume sotto che serpeggiava a spirale giù verso la vallata con un percorso simile a una conchiglia.

Il XVI Karmapa e la sua comitiva di profughi si organizzarono immediatamente per proseguire fino a Rumtek; vi giunsero il quinto giorno del quinto mese dell’Anno del Cinghiale di Terra (1959). All’epoca a Rumtek c’era solamente il vecchio monastero quasi completamente in rovina e una mezza dozzina di capanne circondate dalla giungla. Non c’erano alloggi adeguati e nemmeno le attrezzature per cucinare.

 

Costruzione di Rumtek

Il Karmapa viaggiò fino a New Delhi per un incontro con Pandit Jawaharlal Nehru, il Primo Ministro dell’India. Pandit Nehru comprese appieno le difficoltà incontrate dai seguaci del XVI Karmapa e promise che il governo indiano avrebbe fornito assistenza finanziaria per la costruzione del nuovo centro monastico. Egli assicurò inoltre la disponibilità gratuita di cibo e vestiario.

Il Maharaja del Sikkim offrì in dono al Karmapa settantaquattro acri di terreno a Rumtek. Il governo del Sikkim fornì generosamente i fondi per coprire il costo iniziale della nuova costruzione e donò anche il legname necessario. Fu costruita anche una strada e venne fornito l’allacciamento elettrico e idrico.

Il governo dell’India fornì un contributo finanziario di notevole entità per l’immediata costruzione di una grande sala e degli alloggi per i monaci. Nonostante la generosità dimostrata da così tante persone, i fondi raccolti non erano sufficienti allo scopo, così il XVI Karmapa aggiunse una somma significativa dalle proprie risorse personali. I lavori di preparazione del cantiere iniziarono nel 1962.

Il nuovo governante del Sikkim, Palden Thondup Namgyal, posò la prima pietra del nuovo centro monastico. La costruzione del nuovo centro fu completata in quattro anni, con un progetto architettonico nel meraviglioso stile tradizionale tibetano. Fu chiamato ‘Pal Karmapa Densa Shed Drub – Cho Khor Ling’, che significa ‘Sede del Gyalwa Karmapa: un Centro per l’Insegnamento e la Pratica del Dharma’.

Vennero installate nel nuovo monastero rare e preziose reliquie religiose, dipinti e libri portati dal Tibet. Nel primo giorno del primo mese dell’Anno del Cavallo di Fuoco (1966) il XVI Karmapa inaugurò ufficialmente il nuovo centro. Fu un evento maestoso pervaso di buoni auspici.

Viaggi in Bhutan e India

Nel 1967 il XVI Karmapa, accompagnato da un entourage di novantacinque persone, visitò Thimphu, la capitale del Bhutan, su invito di Sua Maestà il Re.

Nel corso della sua permanenza in Bhutan egli visitò Tak Tsang, il monastero-grotta Nido della Tigre famoso per essere stato visitato da Guru Rinpoche (Padmasambhava). Si recò anche al Tempio Kyichu a Paro, dove condusse speciali riti per la pace e tranquillità nel mondo e per la conservazione e diffusione del Dharma ovunque. Sua Maestà il Re e Sua Altezza Reale la Regina Madre presentarono generosamente al XVI Karmapa il palazzo Tashi Cho di Bumthang unitamente al suo intero appezzamento di terreni.

Nel 1971, nel nuovo centro di Rumtek, il XVI Karmapa condusse la lettura di numerosi testi buddhisti e conferì iniziazioni a vasti gruppi di praticanti provenienti da molti paesi diversi. Durante quell’anno furono prodotte, riempite e benedette ben mille statue dorate del Buddha alte venticinque centimetri.

Inoltre, vennero prodotte allo stesso modo statue di ottantaquattro grandi Maestri indiani e di sei tibetani, e molte altre statue di insegnanti di tutte le scuole buddhiste. Nel 1972 il XVI Karmapa intraprese un altro esteso pellegrinaggio in India, accompagnato dal XIV Shamar Rinpoche, dal V Ponlop Tulku, e da altri lama e monaci del nuovo monastero di Rumtek. La comitiva visitò Bodh Gaya, Sarnath, Sanchi, Ajanta, Ellora, Nagarjuna Sagar e poi ritornò in Sikkim. Un interminabile flusso di persone viaggiava per vedere il XVI Karmapa e molti poterono ricevere le sue benedizioni.

Prima visita di un Karmapa in occidente

Nel 1974 il XVI Karmapa condusse in Occidente un gruppo di lama Kagyu, visitando Europa, Stati Uniti, e Canada. Per la prima volta persone in Occidente ebbero la possibilità di assistere alla cerimonia della Corona Nera, che venne offerta in svariate occasioni.

Dopo un soggiorno di sei settimane in Inghilterra e Scozia, su invito di Ole e Hannah Nydahl (i suoi primi discepoli occidentali) il XVI Karmapa arrivò a Copenhagen, Danimarca, il dieci dicembre 1974. Dopo Copenhagen egli visitò Oslo in Norvegia; Stoccolma, Uppsala e Gothenburg in Svezia; Copenhagen e Rodby in Danimarca; Germania settentrionale; Amsterdam; Antwerp; Parigi e Lione. A metà gennaio il XVI Karmapa volò a Roma per due giorni. Era stato invitato a un’udienza con il Papa Paolo VI.

Dopo l’incontro con il Papa a Roma, il XVI Karmapa proseguì il suo viaggio in Francia e Svizzera, visitando Clermond-Ferrand, Zurigo, Rikon, Ginevra, la Dordogne e altri luoghi. Egli infine partì da Ginevra per tornare in India. Il XVI Karmapa e, in seguito, i suoi studenti Ole e Hannah Nydahl fondarono molti centri buddhisti in Europa.

In parecchie occasioni, passando in macchina per grandi città europee che non aveva mai visitato prima, il Karmapa diceva all’autista: “Parcheggia qui!”. Poi conduceva per mano i suoi compagni di viaggio dietro l’angolo e immancabilmente si trovavano davanti al più grande negozio di uccelli della città. Una volta entrato, il Karmapa ascoltava per un attimo i cinguettii e poi diceva: “Quello lì racconta le storie migliori, ma quell’altro dice solo delle sciocchezze”.

Dopo aver aperto la gabbia, l’uccello che voleva si posava spontaneamente sulla sua mano. Gli sbalorditi proprietari spesso insistevano per regalarglielo. Il Karmapa recitava dei mantra e soffiava aria fredda e tiepida sugli uccelli, poi spiegava alle persone che erano on lui: “Gli sto insegnando la meditazione”.

Il Karmapa in America e poi nuovamente in Europa

Il 17 novembre 1976 il Karmapa arrivò a New York per la sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti. Il 20 giugno 1977 egli visitò Parigi e poi continuò il suo secondo tour europeo a Langwedel in Germania, in Norvegia e in Svezia.

Vicino a Oslo, il XVI Karmapa saltellava agilmente fra le rocce sulla spiaggia nonostante avesse talmente tanto zucchero nel sangue che poche gocce avrebbero potuto addolcire una tazza di tè. I medici non riuscivano a capire come mai non fosse in coma. Nel complesso era una cosa meravigliosa la ‘santità’ del XVI Karmapa nel senso più autentico del termine: egli era ‘integro’ e ‘totalmente funzionale’.

Le sue tappe successive lo condussero a Copenhagen, Rodby, Berlino, Vienna e Scheibbs in Austria, Monaco di Baviera; Winterthur, Zurigo e Ginevra in Svizzera; Nizza, Saint Tropez, la Dordogna, Aix, Montpellier, Plaige e Bordeaux in Francia; Antwerp in Belgio; Kagyu Ling a Manchester, per tre giorni, poi Londra, il Galles e infine Atene in Grecia.

Il 28 novembre 1979, il XVI Karmapa diede personalmente l’avvio ai lavori di costruzione del nuovo centro di meditazione nella zona sud-est di Nuova Delhi, in India, dove oggi si trova il Karmapa International Buddhist Institute (KIBI).

Nel maggio 1980 visitò nuovamente l’occidente, con tappe per conferenze e cerimonie a Londra, New York, Woodstock, San Francisco e infine a Boulder in giugno.

Gli ultimi giorni: morte e cremazione

In luglio 1981 il XVI Karmapa avviò la ricostruzione di vari templi e centri di meditazione. Fece stampare e distribuire migliaia di testi buddhisti, fra cui cinquecento copie dell’edizione Dege del Kanjur – una pregiata raccolta di centinaia di volumi degli insegnamenti del Buddha. Perfino negli ultimi mesi della sua vita il Karmapa lavorava a pieno ritmo per promuovere la diffusione del Dharma.

Il XVI Karmapa morì negli Stati Uniti, in un ospedale a Zion, vicino a Chicago, il cinque novembre 1981, alle otto e trenta di sera, ora locale. La sua morte fu un ultimo insegnamento sull’impermanenza per tutti i presenti.

All’approssimarsi della morte, egli aveva assorbito su se stesso una mezza dozzina di malattie letali. Utilizzando il suo potere yogico, aveva rimosso gran parte della loro pericolosità almeno per coloro che si trovavano nel suo campo di potenza. Il Karmapa aveva anche permesso ai medici di sperimentare su di lui le loro cure. Alcune delle loro scoperte furono fantastiche: per esempio i sedativi, perfino a dosaggi elevatissimi, non avevano alcun effetto su di lui. Si interessava continuamente al benessere dello staff ospedaliero e non parlava mai delle proprie condizioni di salute.

La sera del 5 novembre, il giorno della Liberatrice (Tara), i medici erano entrati nella sua stanza per la consueta visita di controllo. Notando che gli strumenti non registravano alcuna attività, tutti ebbero lo stesso pensiero: “Ecco che ci sta facendo un altro scherzo”. In quel preciso istante le apparecchiature ripresero a funzionare ma, dopo cinque minuti, i tracciati si appiattirono definitivamente. La mattina dopo, quando il personale ospedaliero voleva rimuovere il corpo dal letto, i detentori del lignaggio chiesero se erano presenti tutti i segni della morte. Non lo erano. I grandi maestri spesso rimangono in meditazione per alcuni giorni dopo la morte fisica. Il corpo del XVI Karmapa era ancora tiepido e flessibile; soprattutto la zona del cuore era così calda che la si poteva percepire perfino a una certa distanza. Questi segni indicavano che il XVI Karmapa era in meditazione e quindi non si doveva muovere il suo corpo. Rimase così per tre giorni.

Nel Sikkim, India settentrionale, il 9 novembre un elicottero atterrò all’aeroporto militare sul lato opposto della valle di Rumtek. Un corteo di auto partì dall’aeroporto e circa un’ora dopo i resti mortali del XVI Karmapa arrivarono a Rumtek su un camion Mercedes. Tutti i quattro detentori del lignaggio erano stipati sullo stretto sedile di fianco al guidatore.

Il corpo del XVI Karmapa venne collocato in una struttura concentrica – un mandala – nella sala al piano superiore del monastero di Rumtek. La cremazione si svolse un mese e mezzo dopo. Durante quei quarantacinque giorni, il corpo anziché decomporsi si era contratto ed era stato collocato in un contenitore alto circa sessanta centimetri con una finestrella trasparente. Un leggero velo ricopriva il volto, di colorito grigio scuro e un po’ raggrinzito. Il resto di quell’uomo un tempo così possente era ridotto alle dimensioni di un bambino piccolo. Dopo la lettura delle “Canzoni di Diamante dei Maestri Kagyu” e dopo aver completato una meditazione sull’VIII Karmapa, la cassetta fu trasportata fuori e inserita in uno stupa di gesso che era stato costruito di recente nella terrazza sul tetto del monastero. Quindi un monaco che non aveva mai avuto alcun contatto con il XVI Karmapa fu chiamato ad accendere la pira di legno di sandalo secco ammucchiata sotto lo stupa.

All’improvviso, nel mezzo della cerimonia, un gigantesco arcobaleno circondò il sole sebbene fosse una giornata serena e secca. Il cuore del XVI Karmapa rotolò fuori dallo stupa nella direzione del Tibet. Centinaia di Rinpoche e studenti da ogni parte del mondo parteciparono a questo evento.

“Che tutte le guide spirituali possano godere lunghe vite e prosperità. Che gli ordini religiosi si moltiplichino e assolvano i loro compiti. Che le benedizioni del Dharma possano liberare le menti di tutti i defunti. In questo mondo, che malattia, povertà, guerre e influenze malvagie vengano tagliate alla radice e permanentemente distrutte. Che tutte le cose siano di buon auspicio. Che tutte le aspirazioni siano appagate. Che l’oscurità di questo Kali Yuga, questa Era Oscura, sia dispersa!” Tratto da: Karmapa, il Lama dal Cappello Nero del Tibet di Nik Douglas e Meryl White (1975).

 

[tradotto da: http://www.karmapa.org/life-16th-karmapa/]

 

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