Spazio = Informazione

Uno degli esperimenti più affascinanti della fisica moderna dimostra che lo spazio è informazione e non può essere qualcosa che separa.

La teoria della relatività di Einstein ci dice che succedono molte cose inaspettate quando le cose si muovono molto velocemente. Forse la più sconvolgente fra queste è che se un oggetto si muovesse a una velocità superiore a quella della luce, viaggerebbe nel passato; il tempo cambierebbe direzione e gli effetti apparirebbero prima delle loro cause.

Siccome questo concetto è un po’ troppo estremo, la teoria ci dice anche che questo non potrebbe mai succedere. È comunque impossibile, per qualunque cosa che ha massa, viaggiare alla velocità della luce perché ci vorrebbe una quantità infinita di energia per accelerare fino a quella velocità e la sua massa contemporaneamente aumenterebbe fino all’infinito.

La velocità della luce è il supremo limite di velocità ed è abbastanza generoso: 300,000 chilometri al secondo non è poi una limitazione molto pesante della nostra libertà.

L’esperimento EPR (Einstein, Podolski, Rosen) però ha dimostrato che è possibile trasmettere informazione a una velocità superiore a quella della luce. I tre scienziati progettarono questo esperimento per dimostrare la debolezza della meccanica quantistica.

La meccanica quantistica non piaceva a Einstein perché contiene l’idea che il futuro non è determinabile. Questa sua opposizione è illustrata bene dalla famosa frase: “Dio non gioca a dadi”. L’idea di Einstein era che se la meccanica quantistica fosse corretta, allora questo esperimento dovrebbe essere possibile. Siccome tutti “sapevano” che questo esperimento non poteva avere successo, allora anche la meccanica quantistica doveva necessariamente essere priva di senso.

Durante gli oltre cent’anni dalla sua introduzione, non c’è mai tuttavia stato alcun indizio, per quanto sottile, che indicasse errori nella teoria quantistica. E a riprova di questo, l’esperimento EPR è stato finalmente condotto con successo; sono semplicemente stati necessari molti anni per creare strumenti di misura sufficentemente precisi per dimostrarlo.

L’esperimento EPR, in parole povere, consiste di un nucleo atomico che decade in due parti uguali che volano via in direzioni opposte, allontanandosi reciprocamente.  Se qualcosa influenza lo stato di una delle due parti, l’altra parte “lo sa” nello stesso istante, anche se si trova a una grande distanza. Questa “conoscenza” è più veloce della luce perché le due particelle condividono informazione esattamente nello stesso istante, indipendentemente dalla distanza fra loro. [Per una descrizione rigorosa (però in tedesco) vedi: A. Zeilinger, Physik und Wirklichkeit-neure Entwicklungen zum Einstein-Podolsky-Rosen Paradoxon, in Naturwissenschaft und Weltbild, (1992) Vienna.]

L’informazione non è trasportata, come generalmente accade, tramite uno scambio. “Niente” viene scambiato e quindi “niente” eccede il limite di velocità supremo e il principio di causalità rimane valido.

Secondo la meccanica quantistica le due particelle rimangono parte di un unico sistema anche se sono molto lontane fra loro. Questo significa che lo spazio fra i due frammenti non li separa veramente. Se lo spazio li separasse, questa “conoscenza” potrebbe essere trasportata solamente da qualcosa che si muove da una particella all’altra.

Al contrario, questo esperimento dimostra che lo spazio in sé ha la capacità di contenere e trasmettere informazioni senza bisogno di nient’altro. L’informazione è istantaneamente presente nell’altro luogo, qualunque sia la distanza fra i due luoghi.

[estratto da Buddhism and physics, René Staritzbichler in  From buddhism to science and back, (2007) ITAS]

 

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