Gli yidam, la fonte della realizzazione

di Jamgon Kongtrul Rinpoche

Il III Jamgon Kongtrul Rinpoche

I metodi speciali del Vajrayana hanno lo scopo di portare le manifestazioni, che generalmente noi sperimentiamo come impure, a un livello di purezza. Il punto centrale di questa trasformazione è la comprensione che solo sul livello relativo tutti i fenomeni effettivamente appaiono come noi li sperimentiamo. Sul livello assoluto questi non hanno alcuna reale esistenza – sono solo un sogno, un’illusione. Se si capisce la vera essenza di tutte le cose, questo di per sé è già sperimentare la loro purezza.

Non si possono trasformare delle esperienze impure in pure semplicemente recitando un mantra allo scopo di cambiare i fenomeni. Non accade nemmeno mediante delle sostanze speciali che possiedono tali poteri, né con offerte a degli dei che ci ricambieranno aiutandoci. Tutto ciò non ha niente a che fare con ciò che accade nel Vajrayana. Si tratta di sviluppare la comprensione che il reame delle manifestazioni, non si presenta sotto forma di confusione; è il nostro aggrapparci alle cose che fa sorgere la confusione. Per sperimentare la purezza di tutto bisogna solo capire che sul livello relativo le cose appaiono a causa di varie condizioni e a causa eventi interdipendenti, ma sul livello assoluto non hanno una esistenza reale. Questi due aspetti non sono separati l’uno dall’altro.

Cosa si intende con manifestazioni “impure” o “pure”? Impure si riferisce al nostro credere che le cose sono reali ed esistenti indipendentemente le une dalle altre. Il credere che le cose esistono veramente è una visione estrema che non è corretta perché la vera natura di ogni cosa è la vacuità. Se si vuole riconoscere la vacuità di tutti i fenomeni non si può semplicemente accettare ciò che ci viene detto. In effetti sarebbe molto difficile capire la vera natura delle cose semplicemente parlando o ascoltando qualcosa a proposito.

Non è il mero manifestarsi delle cose che provoca la confusione, ma è il modo in cui noi ci relazioniamo e ci aggrappiamo alle cose pensando che siano reali. Dato che i fenomeni di per se stessi sono vacui, sono al di là delle categorie del sorgere e del cessare. Essi si manifestano grazie alla loro qualità di auto-espressione non ostacolata. I vari metodi del Vajrayana sono usati per comprendere questo.

Per la pratica del Vajrayana si ha bisogno della visione che le cose appaiono solamente sul livello relativo, ma nella loro vera natura esse non hanno una esistenza reale. Ciò nonostante si continua a credere che le cose esistano realmente. Queste sono le due prospettive diverse, e ciò che bisogna fare e metterle entrambe in connessione così che non si contraddicano costantemente. I diversi metodi del Vajrayana, come ad esempio la meditazione sugli aspetti di buddha (tib. yidam, lett. legame con la mente) e i mantra, sono usati per far cessare queste apparenti contraddizioni.

Tra le “tre radici” del Vajrayana – il lama, gli yidam e i protettori – è il lama l’aspetto più importante; l’yidam ed il protettore sono manifestazioni del lama. La mente del lama è il Dharmakaya, la vacuità dello spazio. Da questo appaiono gli yidam come espressione della compassione e della chiarezza innate della mente. Quindi non hanno il tipo di ‘reale’ esistenza come quella che è attribuita agli dei mondani.

Il motivo per il quale gli yidam appaiono in molteplici forme, per esempio pacifiche e irate, è che gli studenti hanno differenti attitudini, visioni e aspirazioni. In modo da rispondere a queste diverse attitudini, ci sono diverse manifestazioni degli yidam in quanto espressione della compassione del lama. Gli yidam appaiono anche in così tanti modi diversi per simbolizzare l’avvenuta purificazione dell’intero spettro del nostro aggrapparci alle manifestazioni impure.

Ora, noi abbiamo una percezione dualistica e pensiamo sempre secondo categorie dualistiche. Di conseguenza non siamo in grado di relazionarci all’yidam ultimo e abbiamo bisogno di qualcosa che lo rappresenti. I tanti aspetti degli yidam che noi conosciamo dalle diverse rappresentazioni figurative sono da intendere come simboli per l’yidam ultimo. Le meditazioni sui vari aspetti di buddha, sono divise in due fasi, la cosiddetta fase di sviluppo (tib.: kie-rim) e la fase di completamento (tib.: dzog-rim). Di seguito ne spiegheremo il significato.

Tutte le manifestazioni sorgono in modo interdipendente. Qualcosa sorge in un determinato momento, rimane per un certo periodo e scompare di nuovo. Le due fasi della meditazione sono usate per simbolizzare che il principio del sorgere e del dissolversi sono elevati a un livello puro. Il manifestarsi di un yidam simbolizza che l’aggrapparsi al mondo fenomenico, come comunemente viene sperimentato, è stato purificato. Le fasi di sviluppo hanno diversi elementi: prima ci si visualizza nella forma dell’aspetto di buddha, poi si visualizza l’yidam nello spazio davanti a sé, si fanno offerte e lodi, etc. Il motivo per il quale si visualizza se stessi nella forma dell’yidam è il seguente: tutti noi ci consideriamo molto importanti. Se ora qualcuno ci dicesse ‘tu non esisti realmente’, questo per noi sarebbe difficile da comprendere e da accettare. Nella fase di sviluppo si pratica su questo aspetto in modo non da pensare se esistiamo o no, ma semplicemente tralasciamo la questione e ci visualizziamo nella forma dell’aspetto di buddha. Se ci si visualizza in questo aspetto di saggezza, consapevoli che l’yidam è un’espressione di completa purezza, l’aggrapparsi ad un “io” scompare spontaneamente.

La visualizzazione dell’yidam nello spazio davanti a sé funziona in modo simile. Attualmente noi ci aggrappiamo a tutti gli oggetti esterni che percepiamo. Nella fase di sviluppo si immagina l’intero mondo esteriore come il palazzo dell’yidam. L’yidam è nel centro del palazzo e tutti gli esseri compaiono nella forma dell’yidam. Visualizzando le manifestazioni impure nella loro forma pura si supera la tendenza all’aggrapparsi ad esse.

Saggezza Rossa, tib Dorje Pagmo

Quindi è importante capire che tutti gli elementi della fase di sviluppo hanno un contenuto simbolico. Se non si capisce questo, per esempio se si crede che l’yidam esista davvero, la nostra meditazione sarà confusa e non faremo altro che aumentare ulteriormente il senso di illusione. Quando si usano le diverse fasi di sviluppo e di completamento degli yidam è importante conoscere il significato delle diverse forme. Perché, per esempio, si visualizzano sedici braccia, quattro gambe, etc., se in realtà due sarebbero sufficienti? Credere che dobbiamo visualizzare così perché questo è l’aspetto che gli yidam hanno realmente sarebbe un equivoco. Credere nella vera esistenza dell’yidam sarebbe un po’ ridicolo e porterebbe molta confusione. Invece si dovrebbe capire che c’é qualcosa che è purificato e qualcosa che è un metodo di purificazione. La visualizzazione di un yidam con quattro braccia, per esempio, è un simbolo del purificare il nostro modo abituale di sperimentare le cose in categorie cosiddette quadruple. Per esempio i quattro elementi e tutto quanto noi crediamo che appaia in modo quadruplo. I tre occhi di un yidam simbolizzano il vincere il nostro modo di pensare in categorie di tre elementi. Per esempio i tre tempi, passato presente e futuro. Lo stesso vale per tutti gli altri dettagli dell’aspetto di buddha; tutti i dettagli hanno il significato della purificazione del nostro abituale aggrapparci al mondo delle nostre esperienze.

Senza questa comprensione, la nostra meditazione sarà piena di concezioni erronee. Di solito si ritengono le cose reali o del tutto inesistenti. Se si hanno queste visioni limitanti il rischio è di intraprendere un percorso totalmente errato che non ha niente a che fare con il Vajrayana o con il buddhismo in quanto tale. Credere che gli yidam esistano per davvero e non capire che essi sono dei simboli della purificazione delle nostre idee concettuali su come percepiamo il mondo, non può che far aumentare ulteriormente le concezioni rigide. Il risultato è che le illusioni, che già abbiamo, diventino più forti, e questo può successivamente portare all’esperienza di paura durante la meditazione o al manifestarsi di pensieri che non sappiamo gestire. Quindi nella pratica della meditazione, particolarmente nel Vajrayana, è importante acquisire la corretta visione.

E in cosa consiste la corretta visione? Si tratta dell’aver capito che l’apparenza relativa delle cose e la loro realtà ultima sono una unità, che non sono separate una dall’altra e che non sono in contraddizione.

La fase di sviluppo degli aspetti di buddha corrisponde alla verità relativa, al modo in cui le cose appaiono. La fase di completamento corrisponde al principio per cui a livello assoluto le cose non hanno una esistenza reale. Allo stesso tempo si deve comprendere che entrambi questi aspetti non sono separati, ma sono parti della stessa unità.

La fase di completamento è usata per evitare di cadere nella visione estrema in cui si crede che le cose esistono realmente. La fase di sviluppo allontana la visione estrema del credere che le cose non esistono affatto e che sono solo vacue. Il capire che i due aspetti, insieme, formano un’unica verità, da vita alla comprensione che tutto è l’unione di gioia e vacuità. Così meditando, mediante l’applicazione della pratica dell’yidam, si riescono a ottenere sia il risultato relativo che quello assoluto. In questo senso gli yidam sono indicati come ‘la fonte della realizzazione’.

I protettori, la radice dell’attività, possono essere visti come aspetti della molteplice manifestazione degli yidam, che a loro volta sono l’espressione della mente del Dharmadhatu del lama. Essendo il Vajrayana un cammino molto profondo, il significato dei protettori è quello di proteggerci dalle molte circostanze contrastanti e dagli ostacoli che potrebbero capitare sul percorso. Si fa affidamento sui protettori per pacificare ed eliminare tali ostacoli. Gli yidam ed i protettori sono molto importanti nel Vajrayana, tuttavia il lama – la radice della benedizione – è l’elemento fondamentale. Questo perché è solo attraverso il lama che la benedizione e l’ispirazione possono penetrare nel nostro flusso mentale.

Tutti gli elementi che vengono usati nel percorso Vajrayana hanno un significato profondo. Il corpo dell’yidam è l’unione di forma e vacuità, il mantra è l’unione di suono e vacuità, e la mente è l’unione di consapevolezza e vacuità. Se si applicano questi elementi alla propria pratica, dimorando completamente in questa consapevolezza, si può far sorgere in se stessi l’orgoglio vajra, la spontanea fiducia nella propria natura di buddha. Ma per poter far questo si deve comprendere il vero significato di questi aspetti. Non basta visualizzarsi semplicemente nella forma dell’aspetto di buddha, perché non è solo con la mera visualizzazione che si arriva a tale comprensione.

Occhi Amorevoli (tib. Cenrezig)

Il praticante deve capire tre cose. La visione è che tutti e due i tipi di realtà, quella relativa e quella assoluta, formano un unità inseparabile. Per il percorso, è importante comprendere che il metodo e la saggezza sono inseparabili. Per quel che riguarda il risultato, si deve comprendere l’inseparabilità dei due kaya che si realizzano. Specialmente quando si pratica la Mahamudra o il Maha Ati, la comprensione di questi tre elementi è fondamentale. Altrimenti non realizzeremo il frutto attraverso questa pratica.

 

E per quel che riguarda il cosiddetto “yidam ultimo”? Chenrezig (Occhi Amorevoli) per esempio appare in una data forma, con quattro braccia, etc. Ciò nonostante, questo non è l’aspetto ultimo di questo yidam; è solo la sua manifestazione esteriore. L’yidam ultimo è la consapevolezza che l’espressione di Chenrezig è la compassione di tutti i buddha.

La forma con cui è rappresentata Dorje Phagmo (ita. Saggezza Rossa) è una forma simbolica. L’essenza ultima di Dorje Phagmo è che lo spazio dei fenomeni è la più alta saggezza trascendente, la madre di tutti i buddha, ciò che da origine a tutti i buddha. L’essenza ultima di Dorje Phagmo è la paramita della saggezza.

[Kagyu Life International, No.4, 1995. Copyright ©1995 Diamondway buddhism USA]

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