Cosmo-Buddha: senza inizio…

Immagine del telescopio spaziale Hubble

Quali aree della scienza potrebbero trarre maggior beneficio dal buddhismo nel prossimo futuro?

Una comprensione generale dell’universo, la cosmologia. Ci sono innumerevoli incompletezze da collegare significativamente con i frammenti di informazione che otteniamo dal telescopio Hubble e da altre meravigliose fonti.  Una visione ampia come quella del buddhismo della Via di Diamante sarebbe utile. Ci mostra che sia lo spazio che gli eventi sono mente e ci mostra come questi sono collegati fra loro. Potrebbe essere utile combinare dati chiari con una visione omnicomprensiva.

Gli scienziati che pensano linearmente hanno spesso una motivazione eccellente e possono immaginare che lo spazio non abbia un inizio. Questa è una assunzione logica: se si può dimostrare un “big bang”, ce ne devono essere stati innumerevoli altri. Questo è un punto di incontro con il buddhismo che afferma l’impossibilità di un inizio assoluto perchè lo spazio deve essere in essenza privo di impedimenti e niente può essere aggiunto alla sua essenza atemporale. Ciò che può essere fissato in un certo tempo e luogo non può essere l’inizio di alcunché. I modelli ciclici, non-lineari, dell’universo presentati nell’Abidharmakosha descrivono le fasi di apparizione e dissolvimento di universi durante periodi di tempo enormemente lunghi chiamati kalpa.

Anche il concetto di universi paralleli presenta un ponte verso il buddhismo. Presuppone innumerevoli mondi che sorgono dal potenziale dello spazio e quindi rende relativa qualunque limitazione alla propria consapevolezza.

Pensi che il buddhismo e la scienza possano cooperare in modo speciale?

Io considero il buddhismo come la testa e il cuore, e la scienza come le braccia, le gambe e gli occhi. La scienza ci spiega il “come” e semplifica la vita delle persone a un livello pratico. Il buddhismo ci fa vedere il “perché” e rende le persone felici. Aiuta gli esseri a vivere, morire e rinascere meglio.

[estratto da Interview with Lama Ole Nydahl in From Buddhism to science and back, (2007) ITAS, Vélez-Màlaga, Spain]

 

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