Fiori di Loto in un Lago

[…]

Io cominciavo a sentirmi sempre più triste e angosciato. Forse il bodhisattva Chokyi Wangchuk sarebbe entrato presto nel parinirvana.

Egli mi chiese: “Perché sei così giù ultimamente?”

“Tu sei un grande bodhisattva, eppure fisicamente il tuo corpo sta diventando sempre più debole. Là fuori, il livello dell’acqua nel ruscello sta diventando sempre più basso; in anticipo, dato che l’inverno è appena iniziato. Nel bosco, alcuni fiori stanno appassendo, mentre altri germogliano. Gli animali e gli uccelli stanno racimolando sempre più cibo per l’inverno, eppure l’erba verde sta ancora crescendo sempre di più sul terreno. E poi, ogni tanto, tu guardi gli animali e lasci che loro ti vedano. Tutti questi segni esteriori mi indicano che entrerai presto nel parinirvana. Perciò mi sento triste.”

Allora il bodhisattva Chokyi Wangchuk mi disse: “In passato ho paragonato il samsara a bollicine d’aria nell’acqua. Per favore non essere triste, Jigten Wangchuk. Possono forse i fiori di loto in un lago rimanere sempre assieme senza mai separarsi?”

Io risposi: “No.”

Il bodhisattva Chokyi Wangchuk proseguì: “Proprio così. A volte i fiori di loto scompariranno per primi mentre il lago rimane. Altre volte, prima si prosciugherà il lago. Allo stesso modo, certe persone muoiono povere mentre altre muoiono ricche. Alcuni muoiono giovani mentre altri muoiono vecchi. Eppure, come fiori, tutti gli umani e tutti gli esseri dell’universo passano attraverso il ciclo di nascita, invecchiamento, e morte. La morte è irreversibile.”

Io continuai a prendermi cura di lui per molto tempo. Gli cambiavo i vestiti. Gli portavo acqua per lavarsi il volto. Accendevo incenso nella sua tenda. Gli servivo yogurt e latte. In tal modo, mi occupavo di ogni sua necessità. E mentre lo accudivo, il bodhisattva Chokyi Wangchuk mi forniva numerosi esempi e metafore sull’impermanenza, la nascita, l’invecchiamento, e l’inevitabilità della morte.

Ogni mattina facevo prosternazioni verso di lui. Dopo le prosternazioni, una mattina gli chiesi: “Com’è stata la tua notte?”

Mi rispose che aveva avuto un sonno rilassato e un gran bel sogno. “Te lo voglio raccontare,” mi disse.

Curioso, continuai a offrigli prosternazioni mentre lo ascoltavo.

“Quando c’è una pioggerellina e un bel sole, allora appare un meraviglioso arcobaleno. Stamattina presto ho sognato che stavo camminando fra le luci multicolori dell’arcobaleno. Mi sentivo molto bene e felice. Quella sensazione è tuttora presente in me adesso.”

Io fui rattristato nel sentire quelle parole, perché indicavano che presto sarebbe morto.

Ero molto triste. Di solito quando i bodhisattva hanno completato la loro opera su un pianeta, si recano a prestare aiuto su un altro pianeta. Ci sono due ragioni per la loro dipartita. La prima è per insegnare alla gente riguardo all’impermanenza; per insegnare loro i problemi dell’attaccamento al sé causato dall’ignoranza, e come fare per risolvere tali problemi tramite gli insegnamenti sull’assenza di un sé e sulla meditazione. Dopo aver conferito gli insegnamenti, i bodhisattva dimostrano l’impermanenza della forma fisica e della vita stessa con la propria dipartita. La seconda ragione è per essere ulteriormente coinvolti nelle attività dei bodhisattva per gli esseri senzienti altrove, siccome auspicano di liberare un numero illimitato di esseri senzienti.

Io supplicai il bodhisattva Chokyi Wangchuk di vivere più a lungo e di non morire ancora.

Il bodhisattva allora mi guardò tenendo le mani unite all’altezza del cuore e disse: “Il tuo chiedermi di non morire è una cosa molto buona. La tua richiesta si propaga ora verso tutti i buddha nelle dieci direzioni, chiedendo loro di non morire e di continuare a far girare la ruota del Dharma per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.”

[…]

Il bodhisattva Chokyi Wangchuk poi disse che, siccome eravamo talmente coinvolti, così impegnati congiuntamente assieme nello svolgere attività di bodhisattva, saremmo stati per sempre ognuno l’aiutante dell’altro. Io sapevo, intuivo, che quello era l’ultimo insegnamento del bodhisattva Chokyi Wangchuk per me – che lui sarebbe deceduto molto presto. Mentre piangevo il bodhisattva mi guardava in silenzio.

Dopo un po’ mi disse: “Quando morirò, per favore non preoccuparti. Ricorda gli insegnamenti che tutti i fenomeni sono impermanenti.” Nell’istante in cui sentii quelle parole, ricominciai a piangere.

Gli dissi: “Per favore dacci le tue istruzioni, le tue intenzioni per il futuro. Sarai in un diverso stato di esistenza, oppure nelle Terre Pure di Amitaba? C’è la possibilità che tu ritorni qui su questa terra degli umani? Ti prego, dimmelo ora.”

“Dove vorresti che io vada?”

“Se gli esseri viventi hanno ancora la fortuna di poter ricevere le tue attività di bodhisattva, per favore rinasci nella mia terra natia, a Mar. Ti dico questo perché la gente di quella zona ha una devozione molto pura.”

“Va bene, allora farò così.”

Poi dissi al bodhisattva Chokyi Wangchuk: “Dopo la tua morte costruirò uno stupa per contenere i tuoi resti, per il beneficio degli esseri umani. Poi non mi assocerò più con la gente, ma me ne andrò in zone remote a meditare.”

“Molto bene, dovresti proprio fare così.”

Il mattino dopo, molto presto, chiesi al grande bodhisattva Chokyi Wangchuk: “Come ti senti?”

Lui rispose: “Non ho alcun dolore e mi sento riposato.”

Gli porsi il tè della colazione. Sembrava più gioioso che mai. Egli prese il suo tè. Pochi istanti dopo il sorgere del sole, il bodhisattva Chokyi Wangchuk entrò in parinirvana, senza alcun dolore o sofferenza.

Io ero in lacrime. Un attimo dopo persi i sensi, qualcuno mi gettò acqua sul volto. Mi ripresi e tornai a essere lucido.

 

Presso ruscelli, fiumi, e laghi,

presso montagne, colline, e alberi,

presso foreste, e campi di fiori,

ovunque davanti a te,

la felicità che ho provato

non è mai sentita dagli esseri,

nemmeno quelli nei cieli.

Vedendoti Bodhisattva,

il tempo che ho avuto vicino a te,

terminato troppo presto

come un bellissimo fiore, seppur appassito.

 

[Tratto da: A Golden Swan in Turbulent Waters; the 14th Shamarpa; Bird of Paradise Press, Virginia  (2012), pag. 151-159]

 

 

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