La generosità – una prospettiva buddhista

Un’intervista con il compianto Togpa Yulgyal Rinpoche

Condotta da Joseph M. Lynch

Joseph M. Lynch: Rinpoche, ci darebbe una definizione adeguata di generosità secondo i parametri del Buddhismo? Si tratta semplicemente di avere una mente aperta verso tutti o c’è dell’altro?

Togpa Rinpoche: Ci sono diversi aspetti della generosità. La generosità intesa dai buddhisti e dal Buddhismo è leggermente diversa da quella che potremmo considerare come generosità nel senso comune e quotidiano della parola. I Bodhisattva, avendo una mente preparata ad aiutare tutti gli esseri senzienti in ogni modo, attribuiscono al termine “generosità” un significato molto più ampio e profondo, una prospettiva senza limiti.

Tuttavia, quando parliamo della generosità a livello dei Bodhisattva, significa che bisogna essere altruisti. Qualsiasi cosa sia necessaria a qualsiasi essere vivente, noi, che possediamo la mente del Bodhisattva, dovremmo essere pronti per essere di aiuto. Inoltre, coltivando la mente di un Bodhisattva si sa già chi ha bisogno di aiuto, quello che serve e tutto il resto. Credo che sia quasi automatico e questa autentica generosità si realizza al primo livello delle dieci bhumi. Poi ci sono molti modi di dare un aiuto materiale, ma principalmente dare insegnamenti, “Girare la ruota del Dharma”, è la forma più praticata di generosità.


JML: C’è una differenza tra dare soldi, dare lavoro o altro? Queste cose hanno lo stesso valore o sono diverse?

TR: Innanzitutto, dovremmo dare una struttura al nostro discorso, visto che si riferisce al livello del Bodhisattva, poiché credo che questa sia la vera necessità. Dare cose materiali, per quanto riguarda i Bodhisattva, va bene. È uno dei modi di praticare la generosità. Ma specialmente dare insegnamenti sarebbe considerato come l’atto di generosità più importante. Potresti chiedermi il perché. Perché gli insegnamenti diminuiscono le cose negative. Desideri, ambizioni e sofferenza saranno limitati una volta che si conoscono le cause del desiderio di una cosa o di un’altra. Sì, i Bodhisattva si concentrerebbero maggiormente sugli insegnamenti; è più importante di qualsiasi altra cosa. D’altro canto, non possono sopportare di vedere qualcuno che soffre fisicamente e che è bisognoso o che sta quasi morendo di fame o altro. I Bodhisattva darebbero la vita, come ha fatto il Buddha tante volte nelle sue precedenti reincarnazioni. Diede il suo corpo perché era necessario. Ma normalmente i Bodhisattva offrono gli insegnamenti come tema principale della generosità.


JML: Ho degli amici molto ricchi. Trascorrono la loro vita a fare soldi, ma è molto difficile per loro dare anche una piccola somma perché sono troppo attaccati alla loro ricchezza. Quale potrebbe essere un buon addestramento mentale per persone con simili attaccamenti?

TR: È un problema serio. Si narra spesso una vecchia storia in Tibet. C’erano due fratelli, uno aveva novantanove cavalli, l’altro ne aveva solo uno. Quindi il fratello povero pensava sempre: “Perché mio fratello non mi dona almeno un cavallo, così il mio può avere un po’ di compagnia?” Il fratello ricco invece pensava: “Se mio fratello mi donasse il suo cavallo, ne avrei cento! Perché non me lo dona?” Questa è la nostra natura umana. Ma credo che dare beni materiali per una buona causa sia stupendo. Tornando alla tua domanda, questi amici potrebbero iniziare dando piccole cose. Perché no? Sì, è molto importante farlo, anche se non è necessario dare 100.000 dollari. Si può iniziare dando solo un dollaro. Va bene; quantomeno si inizia con un buon cuore! E, visto l’attaccamento al denaro, non si sentiranno in difficoltà dando solo un dollaro.

JML: Ci sono insegnamenti che dicono: se non puoi dare un po’ di cibo mostrando buon cuore, danne metà. Eppure molte persone mostrano così tanto attaccamento che non riescono neanche a fare questo. È meglio se si tengono il cibo finché non sono in grado di darlo senza attaccamento?

TR: Se non riusciamo a dare qualcosa con buon cuore, allora è meglio se ce la teniamo. Altrimenti ce ne pentiremmo in un secondo momento. Inoltre, questo atto non porterebbe nessun risultato positivo secondo la legge del karma. Eppure credo che in occidente, e anche in India, le persone siano molto generose, pur non essendo religiose.


JML: Spiegheresti la differenza tra il dare relativo e quello assoluto?

TR: Per i praticanti di Dharma che generano la mente del Bodhisattva, il pensiero alla base del dare è leggermente diverso. Eppure ammiro le persone che sono generose, come le grandi aziende che donano milioni di dollari per i programmi di previdenza sociale senza interessi personali. Lo so in base alla mia esperienza personale quando ho lavorato con i rifugiati tibetani all’inizio del 1960. Abbiamo ricevuto tantissime donazioni dall’estero e la maggioranza delle persone che hanno donato non ha neanche chiesto di ricevere una risposta! Forse queste persone non sono Bodhisattva, ma hanno un buon cuore.


JML: Quindi la generosità assoluta è dare senza un io e quella relativa è dare senza attaccamento?

TR: Esatto. Ma anche se diamo con attaccamento, è pur sempre un inizio. Chi di noi è veramente senza io? Questa è la vera domanda. I libri dicono tante cose belle, ma nessuno segue davvero le regole come da manuale, no? E credo che neanche voi dovreste farlo. Ma avete dato inizio a qualcosa da qualche parte; l’inizio è già un passo importante.

 

JML: C’è davvero una differenza tra il dare a un individuo o alla società o al Sangha?

TR: Forse sembra un po’ troppo diplomatico, ma come praticante direi che il punto principale è dare quello che serve, a chiunque ne abbia bisogno.

 

JML: Quindi dovremmo dare alla prima persona che incontriamo?

TR: Certo…perché no?

 

JML: Spesso gli studenti occidentali desiderano fare alcune offerte a un singolo monaco o monaca. Tuttavia, a causa della nostra formazione culturale, secondo la quale siamo stati condizionati a fare una singola offerta settimanale a una chiesa o a un tempio, per es. al Sabbath, ci sentiamo a disagio nel dare direttamente a un individuo. Esiste un modo adeguato per farlo?

TR: È positivo pensare al monaco o alla monaca che riceve l’offerta come a un rappresentante della propria tradizione. Se il Dharma deve diffondersi in occidente, è importante che i monaci ricevano il vostro supporto. Non c’è motivo di sentirsi intimiditi nel fare qualcosa di gentile.


JML: In occidente c’è un movimento importante che integra la meditazione da seduti con contributi alla comunità, come per es. lavorare in cucina, negli ospizi o in centri di rieducazione per adulti. Le persone credono che dire soltanto: “Dedico tutti i meriti di questa pratica al beneficio di tutti gli esseri senzienti attraverso spazio e tempo” è troppo astratto, e credono che sia importante fare anche una forma tangibile di offerta.

TR: Tradizionalmente il monastero era il punto centrale per la comunità buddhista. E oggi, a causa della formazione culturale e tradizionale che caratterizza gli insegnanti buddhisti asiatici, si segue ancora questa idea. Tuttavia, ora che i centri di Dharma e i monasteri in occidente si sono sviluppati al punto da essere nella posizione di poter dare un contributo alla società, naturalmente dovrebbero farlo.

Per esempio, Shamar Rinpoche consiglia spesso di fare qualcosa per le persone, non solo attraverso preghiere e insegnamenti, ma qualcosa di fisico, come diversi tipi di lavoro volontario. Quindi i tempi stanno cambiando.


JML: Qualche pensiero conclusivo?

TR: L’idea principale che riguarda la generosità o una delle altre paramita è che l’attaccamento a un io o il desiderio non dovrebbero essere presenti. Solo così ogni cosa che farete sarà molto più efficace e pura.

 

Joseph M. Lynch è uno studente e un bibliotecario volontario per sei mesi all’anno presso il Karmapa International Buddhist Institute. Durante i restanti sei mesi è uno scrittore di viaggi e un insegnante di inglese con sede a Seoul, Corea. L’intervista è stata condotta nel gennaio 1995 presso il Karmapa International Buddhist Institute.

Tradotto da BUDDHISM TODAY, Vol.4, 1998
©1998 Diamond Way Buddhist Centers USA

 

 

 

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