La percezione diretta

La percezione iniziale è sempre priva di qualunque pensiero, di alcun concetto. Però, immediatamente, i concetti appaiono e pensiamo: “È proprio così” oppure “No, no, è in quell’altra maniera”, “Che bello!” oppure “Ma che brutto!”, “È di questo o di quel colore”. E così abbiamo già prodotto un sacco di idee personali su quello che c’è. Esistono spiegazioni molto dettagliate su come la mente coglie un oggetto, come ne ha esperienza, come tale esperienza viene immagazzinata nella nostra mente e come, in seguito, tali impressioni matureranno nuovamente, il fenomeno di causa ed effetto.

Con un po’ più di esperienza meditativa cominciamo a vedere questo processo mentre sta avvenendo e ciò implica che gradualmente ce ne allontaniamo: non succede più automaticamente. Siamo sempre più capaci di avere semplicemente percezioni; possiamo ancora avere percezioni ma non sono più colorate o filtrate in alcun modo. Una percezione diretta, la percezione di uno Yogi, avviene quando non ci sono concetti ad essa collegati . Significa semplicemente vedere quello che c’è. È possibile comprendere perfettamente che cosa c’è senza esserne catturati.

Esistono due tipi di saggezza: la saggezza riguardo alla natura assoluta delle cose e la saggezza del conoscere che cosa c’è. Si può avere quest’ultima solo se non la si blocca con tutti quei concetti e idee riguardo a che cosa c’è.

A volte sembra che quando si hanno conoscenze o comprensione superiori alla norma si tratti di qualcosa di magico o di soprannaturale. Ma in effetti  è una cosa normale, perché la nostra mente possiede tutte queste possibilità. Siamo noi stessi che la spegniamo, siamo noi stessi che restringiamo tutto e limitiamo la nostra visione. Questa è una cosa artificiale, in effetti. Siamo noi che creiamo questa situazione artificiale. La situazione normale e naturale è una mente completamente vigile, attenta, che conosce ogni cosa e non è disturbata dalle diverse abitudini che abbiamo creato o acquisito.

Ciò significa che le qualità perfette ci sono già, abbiamo solo bisogno di fare qualcosa per farle risaltare. Qualche volta si intravedono brevi sprazzi ma, perlomeno per la maggioranza di noi, non si tratta di qualcosa che rimane. Però possiamo averne un assaggio e possiamo anche ricevere un sacco di aiuto. Anche solo l’ispirazione che si riceve grazie a coloro che hanno tali esperienze è un aiuto enorme.

Come ben sapete, se non avessimo incontrato qualcuno che poteva effettivamente dimostrare un esempio di quel tipo, nel nostro caso, per Lama Ole e per me stessa, sarebbe stato molto difficile aprirci e avere fiducia, perché siamo tendenzialmente molto scettici. Questa è la maniera in cui i Bodhisattva riescono a piantare così tanti semi e possono veramente aiutare la gente. Questo è ciò che vogliamo. Questa è la ragione per cui facciamo quel che facciamo. Vogliamo dare al  maggior numero  di esseri perlomeno la possibilità di avviare quel percorso e di svilupparsi il più possibile.

L’esperienza di percepire lo spazio è un’esperienza meditativa. Probabilmente non durerà molto, non è un’esperienza meditativa duratura. Si tratta solamente di uno dei modi in cui la mente può avere esperienza. Quando la vuoi inserire nella coscienza allora è la coscienza della mente che ha l’esperienza del fenomeno mentale. Una volta che la meditazione diviene più stabile e reale, ti liberi dalla percezione ordinaria. A quel punto sperimenterai la  percezione diretta. Può essere la percezione di qualunque cosa senza essere più legati all’ambiente o al luogo in cui ci si trova. Poi naturalmente ci sono vari livelli di meditazione e vari livelli di realizzazione.

Avere una simile esperienza dello spazio può voler dire molte cose diverse: può corrispondere a un livello ordinario di meditazione, oppure a un livello di meditazione con forma o senza forma. Entrambi sono degli stati molto profondi di concentrazione meditativa. E se si ha veramente esperienza della natura della mente, quella è qualcos’altro ancora. Dipende da che cosa si intende per ‘spazio’: vuol dire che lì non c’è nulla, che c’è apertura o qualcos’altro del genere?

La meditazione è dove modifichiamo le abitudini che determinano come la nostra mente funziona di solito. Questo è anche il motivo per cui lo possiamo fare solamente con la meditazione, perché non abbiamo controllo diretto sul modo in cui funziona la mente. È un qualcosa di talmente integrato nel nostro essere che innanzitutto non ne siamo per nulla consapevoli, e in genere non sappiamo neppure che c’è una mente che percepisce qualunque cosa. Semplicemente… succede. Poi, quando iniziamo a praticare la meditazione, scopriamo che c’è qualcosa che succede e che c’è una mente. Quindi, piano piano, otteniamo maggiore comprensione di quello che avviene nella nostra mente. Diventiamo anche sempre più abili a gestirlo, a gestire le varie situazioni in cui abbiamo l’abitudine di reagire. In seguito abbiamo esperienza del progressivo dissolversi di queste abitudini e della nostra sempre maggiore abilità nel gestirle. Questo è il percorso che abbiamo intrapreso, questa è la ragione per cui pratichiamo.

Senza meditazione non è veramente possibile cambiare la propria mente, non è possibile cambiare le abitudini della nostra mente. A un livello intellettuale si possono imparare miriadi di cose importanti e si può raggiungere tanta comprensione, ma se si vogliono veramente cambiare le proprie abitudini mentali, bisogna anche meditare. Altrimenti non è possibile, tutto rimane solamente in superficie. Quando le cose succedono non si è in grado di farne uso se non si ha a disposizione anche lo strumento della meditazione.

Ci sono così tanti tipi di meditazione! Il cambiamento definitivo avviene tramite la meditazione di ‘profonda comprensione intuitiva’, quando si estirpa completamente, alla radice, la propria erronea identificazione con la propria persona o con l’idea che le cose siano reali. Questo è il cambiamento finale, supremo. Per arrivare a quel punto, prima è necessario ottenere un certo livello di controllo sulla mente, perché la mente vaga di qua e di là, ovunque. Siamo spesso completamente distratti. Non riusciamo a lavorare con la meditazione senza prima superare le distrazioni. Dobbiamo passare attraverso questi vari tipi di allenamento che modificano la rapidità con cui le nostre emozioni disturbanti possono esplodere o non esplodere. Dipende da questi allenamenti se siamo in grado o meno di trasformarle in qualcosa di positivo. Ogni passaggio è utile e anche necessario.

Questa è esattamente la ragione per cui pratichiamo la meditazione. Va molto bene quando ce ne rendiamo conto, quando lo notiamo. Normalmente non si vede alcunché, non si è veramente consapevoli di molte cose. Mentre si avanza sempre di più nella propria meditazione, si diventa più consapevoli dei propri schemi, dei propri modelli, e questo va molto bene, è veramente un gran buon segno. Naturalmente non li si può immediatamente dissolvere nella loro natura definitiva solamente con l’esserne consapevoli. Riuscire a fare questo è la pratica più avanzata di tutte. Quindi non c’è alcuna ragione per sentirsi frustrati.

La ‘regola’ più importante per la meditazione è solo quella di rimanere completamente neutrali rispetto a qualunque cosa succeda in meditazione. Se ti senti più felice di quanto tu sia mai stato in vita tua, o se ti senti così male che vorresti morire, o se ti senti terribilmente frustrato, e qualunque altra cosa, non importa che cosa, la regola è: rimanere completamente neutrali, perché è grazie a tale neutralità che è possibile procedere. Questo è il modo in cui si infrangono le abitudini. Perché una volta ci piace e un’altra volta non ci piace, lo vogliamo o non lo vogliamo, e questa è la nostra abitudine principale. Questo è ciò da cui siamo tutti lacerati, questo è il modo in cui funzioniamo: mi piace o non mi piace. Così, esattamente in questo modo, quando questo succede in meditazione abbiamo la possibilità di infrangere l’abitudine. So che non è facile, per questa ragione abbiamo bisogno di praticare talmente tanto. Ma perlomeno sappiamo che questa è la direzione giusta e ovviamente lo possiamo fare sempre di più.

Inoltre, non si tratta solo di meditazione. Sono certa che chiunque, dopo aver praticato per anni, prima o poi si trovi in questa situazione: succede qualcosa e …click, qualche vecchia abitudine che pensavi di esserti lasciato veramente alle spalle improvvisamente riappare e non riesci a controllarla. Seguendo ciecamente il tuo vecchio schema abituale puoi sentirti veramente scioccato da te stesso, da quello che hai fatto. A questo punto bisogna pensare: “Va bene ma… che cosa avrei voluto fare altrimenti?” Si presenteranno molte altre situazioni in cui sarai in grado di reagire in maniera diversa, quindi non c’è alcuna ragione per sentirsi scoraggiati. Succede a tutti!

 

Hannah Nydahl, tratto da un insegnamento orale tenuto a Karma Guen (Spagna) nel 2006.

 

 

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